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Pietre ripetizioni sbarre
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Pietre ripetizioni sbarre - Ghiannis Ritsos - copertina
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Pietre ripetizioni sbarre

Descrizione


Le poesie di "Pietre Ripetizioni Sbarre" sono state composte tra il 1968 e il 1969, negli anni in cui Ghiannis Ritsos era confinato nei campi di concentramento sulle isole di Ghiaros e Leros, e poi agli arresti domiciliari a Karlòvasi, sull'isola di Samo. Nel suo consueto dialogo con il Mito e con il passato, Ritsos racconta la memoria che resiste e che parla attraverso le pietre delle statue morte e delle colonne spezzate. Nei gesti che si ripetono da sempre, incessantemente, ritroviamo echi del passato che diventano immagini di un presente fatto di sbarre di carceri, di ricerca di una libertà definita dal poeta "immensa, estatica orfanezza". Nella sua solitudine, simile a quella degli eroi antichi, Ritsos conserva integra la sua dignità e la speranza nell'uomo, e afferma la sua fede nel potere di redenzione della poesia.
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Dettagli

2020
1 ottobre 2020
176 p.
9788883063190

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alida airaghi
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“Pietre ripetizioni sbarre” raccoglie un centinaio di composizioni scritte tra il 1968 e il ’69, anni in cui Ritsos viveva confinato dal regime dei colonnelli nei campi di concentramento di Ghiaros e Leros, e poi agli arresti domiciliari sull'isola di Samo. È un volume diviso in tre parti corrispondenti alle tre scansioni del titolo. “Pietre”, nel suo rimandare alla dura scabrosità delle rocce di Leros, metafora della realtà aspramente ostile di un ambiente degradato, restituisce un’atmosfera da incubo, piombata in un silenzio lacerato da urla di ribellione, e abitata da figure minacciose. Questa sezione è quella in cui più concretamente si avverte l’incombere del potere tirannico da un lato e l’impotenza dell’individuo esiliato dal mondo circostante. “Ripetizioni” consiste in un sofferto ritorno al mito e alla tradizione dell’antica cultura greca, in una rilettura del passato fattosi strumento di interpretazione e comprensione della contemporaneità: Achille Ercole Penelope Apollo parlano attraverso Ritsos parole ribattezzate dalla sofferenza patita nel presente. Infine la sezione conclusiva, “Sbarre”, raccoglie le poesie più attuali, più pregne della realtà da cui nascono; poesie di prigione, che narrano perquisizioni, isolamento, celle, torture, morti, evasioni senza ricorrere a simbologie o a metafore: “Caduto lì, bocconi; il mento nella terra; il collo / serrato tra i ginocchi dell’altro; – quasi cianotico; le vene gonfie sulle tempie. Immobile. / Un movimento; – l’estremo spasmo? Chiudi gli occhi. No, no”. Rimane comunque, inalterata e immutabile, la speranza di un futuro luminoso, in cui torni a trionfare “Immensa, estatica orfanezza – libertà”, nel recupero di una tranquillità quotidiana fatta di piccoli gesti familiari, e di una rifioritura augurale dell’habitat intorno.

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alida airaghi
Recensioni: 4/5

Circa un centinaio di poesie unite tutte dalla caratteristica di essere state scritte tra il 1968 e il '69, quando Ritsos era stato relegato dai colonnelli in domicilio coatto a Samo. Sono poesie uscite clandestinamente dalla Grecia, la cui diffusione in patria è stata ostacolata per anni, evidentemente perché considerate pericolose: e la loro pericolosità non è tanto in un messaggio politico esplicito (infatti il dato oggettivo, reale,appare mediato da quello poetico), quanto nell'ossessività di certe visioni e fantasmi che traducono in immagini il peso della dittatura, e quanto nella potenzialità liberatoria (rivoluzionaria) di certe memorie e fantasie. "Pietre" è la prima sezione: potrebbe significare squallore, degradazione, aridità. Sono poesie che rendono un'atmosfera da incubo, animata da figure oscure e spaventose, piombata da un silenzio solo a volte interrotto da frasi assurde, incomprensibili: questa parte è quella in cui più concretamente si avverte l'incombere del potere tirannico da un lato e l'impotenza dell'individuo tenuto in isolamento dall'altro. "Ripetizioni" consiste in un sofferto ritorno al mito e alla tradizione dell'antica cultura greca, in una rilettura del passato fattosi strumento per interpretare e comprendere il presente: Achille Ercole Penelope Apollo parlano tutti attraverso Ritsos parole nuove. Infine "Sbarre" è la sezione che chiude il libro, e che raccoglie le poesie più pregne della realtà da cui nascono: quindi poesie di prigione, che narrano perquisizioni, isolamento, celle, morti, evasioni ma senza ricorrere a simboli o a metafore, oppure ricorrendovi in maniera talmente scoperta che a chi legge non è difficile intuire il significato nascosto."Il crocevia": "Molte volte devia, ingannato di nuovo/ da lunghe colonne al sole e dalle loro ombre lunghe il doppio,/ da vele triangolari sul mare, ingrandite/ nell'infinita trasparenza. E, d'improvviso, il botto/di una briciola che cade sul pavimento o lo spago/appeso alle sbarre..."

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Ghiannis Ritsos

1909, Monemvasìa

Ghiannis Ritsos è stato un poeta neoellenico. Comunista, prese parte alla resistenza e dal 1948 al 1952 subì il campo di concentramento e il confino. Dopo il colpo di stato del 1967 fu nuovamente deportato e torturato, e solo in seguito alla protesta internazionale fu posto, gravemente malato, in libertà vigilata, a Samos. Nel 1977 ricevette il premio Lenin. L’esordio di Ritsos risale alla raccolta Trattori (1934, nt), in cui prevalgono le tinte fosche e un crepuscolarismo di maniera, ma nel 1936 la sua poesia ha una svolta: il poema Epitaffio, ispirato dalla morte di un manifestante, chiude una prima fase del suo lavoro, mentre testi come Lo straniero, quasi contemporanei, mostrano, con i segni della sua adesione alla poesia d’avanguardia, un uso più...

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