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L'unica antologia poetica del peruviano César Vallejo (1892-1938) attualmente disponibile in Italia è questo libriccino edito da Via Del Vento, tradotto e postfato da Piera Mattei, che presenta versi tratti dalle sue tre raccolte: "Braci", "Trilce" e "Poemi umani". "Voce originalissima, naturalmente musicale", Vallejo seppe contaminare echi del modernismo ispano-americano con le influenze surrealiste della Parigi dove emigrò nel 1923 e dove morì in estrema povertà: ma riuscendo sempre a mantenere un suo timbro molto personale ed emotivamente vibrante, radicato sia nell'ambiente familiare e nel paesaggio andino, sia in una cultura "paganamente" religiosa, sia nelle istanze più radicali della lotta politica e del marxismo. E quello che sembrò più premergli fu una comunicazione affettiva, diretta, empatica con l'altro: "Ci sono colpi nella vita, così forti...Io non so!/ Colpi come dell'odio di Dio; come se di fronte a quelli/ la risacca di tutto il sofferto/ s'impaludasse nell'anima...Io non so! //... E l'uomo...Povero...povero!" Non solo com-passione per il suo simile, nel senso cristiano di pietas, ma addirittura per Dio: "Sento Dio che cammina/ così in me, con la sera e con il mare.//... Ti benedico Dio, perché tanto ami;/ e mai sorridi; perché sempre/ molto deve dolerti il cuore". Il suo cristianesimo panico ("all'albero cristiano ho sospeso il mio nido") appare indifferente a riti e dogmi, e invece sempre vicino a chi in qualsiasi modo stia soffrendo: fame, povertà, malattia, carcere, morte. All'essere umano, insomma, "che è mammifero malinconico e si pettina", accomunato a qualsiasi altra creatura da un identico destino: "e l'esser nati così senza motivo". Sola salvezza è l'amore per la propria donna, per l'amico, per la madre: "Infornata ardente di quei miei biscotti, / puro tuorlo d'infanzia innumerabile, madre", e l'invito rivolto a ciascuno: "Ma prima che finisca/ tutta questa felicità, sciupala, scorciala,/ prendile le misure".
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