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Piero Sartogo rappresenta molto bene quella parte della cultura architettonica italiana che ha costruito il proprio percorso in un continuo confronto con il dibattito internazionale.
Laureatosi a Roma nel 1961, quindi allievo di Gropius a Cambridge e di Tange a Tokyo, Piero Sartogo fonda il proprio studio romano nella seconda metà degli anni Sessanta e quindi un secondo studio a New York associato con Nathalie Grenon nel 1979.
L'Ambasciata Italiana a Washington, da poco conclusa, rappresenta uno dei momenti più interessanti in un percorso progettuale che, muovendo dalle prime esperienze "radical" degli anni Sessanta, ha cercato di costruire una simbiosi tra una lettura "eretica" dell'architettura antica come di quella dei maestri del Movimento Moderno. Un linguaggio che si basa su un uso raffinato della geometria e della percezione dell'architettura nello spazio fisico, lo dimostrano bene gli allestimenti per "Italian design on display" una mostra itinerante sul design italiano degli anni Ottanta oppure la mostra "Roma interrotta" del 1978. Sullo stesso piano sono le architetture dagli esperimenti per la residenza popolare a Milano negli anni Settanta, fino al progetto di riutilizzo del Lingotto a Torino del 1983, alla nuova sede della Banca di Roma a New York del 1994 e al progetto per una acropoli finanziaria per Taiwan del 1995.Allestimenti, opere realizzate e progettate, interni residenziali, oggetti di design sono ampiamente documentate nel volume e compongono il primo quadro completo dell'opera di Piero Sartogo. Ogni progetto è inoltre inquadrato da un breve saggio di alcuni tra i critici più interessanti di questi ultimi decenni da Bruno Zevi a Richard Reid, da Rudolf Arnheim a Richard Meier.
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