Questo volume dedicato a Piero della Francesca uscì postumo, a Parigi, nel 1952. Il materiale fu vagliato e messo insieme da alcuni allievi sulla base di un consistente brogliaccio e di molte note conservate. La scansione dello scritto che Focillon dedicò in forma opportunamente didattica e breve a Piero possiede anche una metrica giustamente elementare. Così, all'apertura di paese e di geografia della storia, di momento storico non metafisico e neppure cronologico, fa seguito la vita dell'artista e una sommaria traccia della sua attività, non priva di alcune proposte anche a riguardo di opportunità cronologiche e di stile. Poi, il metodo informativo si alza nuovamente a ridosso della proposta di indagare a riguardo dei maestri della prospettiva e soprattutto di Leon Battista Alberti, nel cui magistero parallelo e incisivo le parole di Focillon sembrano trovare già l'interesse tematico che, nel dopoguerra, sarà Chastel ad approfondire nel mondo fiorentino e nel neoplatonismo. Ora, il lettore potrà segnare i punti del suo indubitabile interesse, come è giusto che si faccia, sfogliando le pagine di una così intensa ed elegante proposta di studio e di approfondimento. È inutile, di fronte a una tessitura che è insieme propositiva e definitiva, che si perseguano in questo scritto di informazione tutte le qualità che il testo evidenzia con nitore nel corso della lettura. Analisi come quelle dedicate all'ossessione del pittoresco, del romanzesco e del contenuto; individuazioni di metodo come quella della nozione di evento; assaggi appena suggeriti in direzione di classificazioni tipologiche o psicologiche; oppure, infine, l'offerta didattica di ciò che lega architettura, paesaggio e senso del tempo; sono solo brevi appunti che ognuno potrà meglio attivare e colmare, magari correndo proprio a riaprire le pagine un po' ingiallite di quel singolare, fruttuoso e interminabile libretto che è dedicato alla «Vita delle forme». Il folto succedersi di acquisizioni e di nozioni che si è addossato negli anni su un tema fondamentale come quello di Piero rende disagevole dire in quale positivo luogo sosti, quanto a filologia stretta, il vantaggio di questo scritto. E soccorre tuttavia dire che la base spesso magistrale delle sue pagine offre al lettore una vera, mobilissima capacità di interpretazione. La ricchezza dei moduli di questa materia imponente si propone in maniera spontanea, e in fondo la chiarezza dell'impianto conoscitivo è già essa materia sufficiente per un alto ingresso critico nel problema. Alla fine di una serie di ore di lavoro passate insieme a Henri Focillon tra le opere di Piero, nel corso di un ideale seminario di analisi e di studio, ci si accorge che la qualità delle informazioni è insolitamente elevata e che il passo del maestro, la sua stessa pacata parola, si sono appena allontanati da noi, lasciandoci immersi in una consistente ammirazione. (Dallo scritto di Andrea Emiliani)
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