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Ho comprato questo libro perchè consigliato dal critico Roberto Cotroneo. L'autore ha solo 24 anni, ma scrive con spavalderia e ironia. Purtroppo la Roma fascista che descrive è molto imprecisa, sembra uscita da vecchi films in bianco e nero. Un po' di retorica e di nozionismo appiccicaticcio non tolgono la grazia in certi episodi. Meno compiacimento per sé stesso e il libro poteva essere migliore.
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Paradossale romanzo di formazione ambientato negli anni trenta, Piccola serenata notturna è la storia di un uomo che cerca l'infelicità. Spinto forse dal cognome alchemico, Giacomo Lullo, abruzzese di Villafranca, sente in sé, fin dall'infanzia, il demone della creazione e il desiderio di dare alla luce scoperte sconvolgenti. Ma la sua è una fantasia, per così dire, di seconda mano, di recupero: a sei anni inventa la carrucola e in seguito compone, in perfetta buona fede, L'Orlando Furioso, Re Lear, il De Bello Gallico. Frattanto la sua vita procede dolce e serena nel solco della piccola borghesia fascista, un impiego modesto, una famiglia felice, le adunate, i comizi. Quietamente immerso in un'appagata mediocrità, Lullo convive con le sue aspirazioni senza esserne turbato finché un incontro casuale lo porta a vagare per l'Europa al seguito di Travé, un pubblicitario che ha scelto di ingaggiare come testimonials di una marca di caffè tutti i principali esponenti delle arti e del pensiero moderni, da Freud a D'Annunzio, da Joyce a Marinetti. Entusiasta del nuovo, sostenitore convinto della perfettibilità umana, Travé vuole fare a tutti i costi di Lullo un artista moderno sofferente, angosciato, complessato, e lo tormenta in ogni modo: obbligandolo a mangiare pesante per favorire gli incubi, facendogli fumare una sigaretta dopo l'altra per scatenare la fantasia, chiudendolo nello sgabuzzino di un albergo per facilitargli la meditazione. Niente da fare, sperso tra i vicoli più bui della vecchia Praga, Lullo, con uno sforzo sovrumano, crea la storia di un uomo che viene incarcerato e processato senza sapere quale sia la sua colpa. Un solo rimpianto accompagnerà il mite ometto al ritorno dal grand tour e per il resto dei suoi anni. Non essere riuscito a raggiungere la sofferenza profonda. La vera e duratura infelicità.
Opera prima di un autore molto giovane (ventun anni all'epoca della partecipazione al premio Calvino, vinto nel 2001), questo romanzo colpisce innanzi tutto per l'abissale distanza tanto dagli autobiografismi giovanilistici, quanto dalle regole, spesso abusate, della letteratura di genere. È invece un raffinato divertissement in cui l'autore non teme di risalire fino alle radici della modernità per una garbata e spesso gustosa parodia delle avanguardie storiche. I cameos dei grandi del primo Novecento sono ricchi di trovate efficaci e brillanti, soprattutto quando si risolvono nel giro di poche pagine - magnifica la descrizione di Joyce che mangia i rognoncini con le mani, come pure quella del Mussolini pianista, furente perché non riesce a cogliere la leggerezza di Mozart, e quella del cupo e inospitale D'Annunzio che caccia tutti a fucilate. La pubblicità del caffè in stile futurista: "Mmmmm = aroma Uuuuuuh = schiumetta", come pure l'invenzione dell'artista "internista" che cela oggetti e creature all'interno delle sue opere sono stilisticamente impeccabili e lasciano intravedere in Buonanno uno squisito talento di pasticheur che purtroppo non si dispiega pienamente.
Filo conduttore di tutto il testo è la leggerezza, grazia inconsapevole che Lullo ha scoperto da sempre e che manca ai roboanti profeti del mondo nuovo e ai Mussolini di ogni tempo e paese. La leggerezza della piccola serenata notturna, meta auspicata dell'autore che divide il romanzo in quattro tempi musicali, dall'allegro al rondò allegro, ed enuncia, per bocca di Travé, questa dichiarazione di poetica svagatamente calviniana: "E se ogni fatica sopportata in vita mai bastasse per far nascere quattro movimenti sorridenti e passeggeri come quelli della Serenata, saprei di non aver vissuto inutilmente".
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