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Un romanzo potente! Ma non solo...Maurizio Matrone ha cominciato - un po' di anni fa - come poliziotto- scrittore di gialli. Fiato di sbirro era un mistery classico. Con il presunto suicidio, l'indagine, la detection incalzante, le false piste, un poliziotto buono ma disincantato.Da lì, come molti scrittori di noir italiano, ha avuto il suo percorso di sperimentazioni, più o meno riuscite, ma sempre verso un suo stile personale e idiomatico, dove la realtà è sempre solo quello che si vede e non ci sono complotti, grandi vecchie e manovratori esterni. L'anno scorso, con Il commissario incantato è arrivato ad un giallo talmente destrutturato da lasciare soltanto il detective, fino a eliminare tutti gli altri ingredienti.Questo - secondo me - per adesso è la sua summa. Un mistery sì, con ancora tutti gli elementi classici, compreso anche l'omicidio e la cinese terribile, ma smontati e rimontati in modo del tutto personale e innovativo. La storia, la trama, ad esempio non inizia subito, ma dopo una lunga e indispensabile presentazione di quasi tutti i personaggi, che sono i personaggi della nostra nuova realtà; figure viste in presa diretta, da chi sulla strada, a bordo di una volante (o pantera...) ci è stato veramente, ma che da un po' se ne è affrancato, ed ora ha la sedimentazione necessaria per essere obiettivo. Poi, come la sfera d'acciaio di un vecchio flipper anni '70, arriva la sfera d'acciaio di una busta di 5.000Euro che precipita sulla scena e accende il meccanismo. Fa partire il meccanismo, che diventa inarrestabile come la girandola di un calcinculo.Il linguaggio sboccato fino a diventare estremo, si appoggia alla allegria, all'umorismo e e alla levità del racconto, in un equilibrio plastico.E' una foto, un film, ma ancora meglio un quadro dei 'difficili' giorni nostri: se quello di Pelizza da Volpedo era il Quarto, questo romanzo ci dipinge - con le pennellate più forti che abbiamo visto negli ultimi anni, il nostro... Quinto Stato.
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