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Anno edizione: 2019
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Non c'è vera e propria trama, si legge rapidamente e con gusto. Sono una serie di impressioni e affreschi di vita di provincia del nord Italia, al confine della Svizzera. Per certi versi mi ha ricordato alcuni celebri film di Fellini, come Amarcord. Un tentativo di conservare una memoria di un luogo e rappresentarlo il meglio possibile, attraverso i 'personaggi' che ci abitavano ... gli stessi personaggi che esistono in ogni parte del nostro paese. Forse un poco ingenuo e scanzonato, c'è una patina di nostalgia per un mondo che non è mai esistito veramente. Ma in fin dei conti che importa?
Angoli dormienti di provincia dove la chiacchiera è ormai il tema di fondo di ogni lancetta umana, quei bar con biliardo dove ci si consuma ancora in partite estenuanti, dove i pomeriggi volano fino alle quattro del mattino senza rendersi conto che si è immersi in scantinati umidi a giocare a carte in una sete di passione senza controllo, dimenticando mogli e affari e altri impegni, dove il sarto e il barbiere, il giovane di studio e il vecchio saggio coi suoi sani consigli d'esperienza (il Rimediotti) formano una congrega che ovunque può essere la stessa. A fronte di neo modernismi più che esasperati e a rincorse di scrittura infettate dai folli e volgari crismi di questo tempo, eccoci in vecchi e sani odori di stanze di peccato, in sguardi allusivi lungo una traversa di paese, la vedova ammiccante desiderata da tutti e il bordello a consolare teneramente, e ancora segreti e corna e fievoli sussurri che navigano fra stanze e stanze montando un romanzo di stupenda coralità. Forse la vita che non ha mai smesso di emanciparsi interamente, che non ha salutato i lidi della sua infanzia e le sue profonde nostalgie, come rimasta ostaggio di quei dossi pigri a perdersi in una comoda e rustica semplicità: "Si riprese a vivere senza sapere di vivere. Né il gioco né la guerra ci erano serviti a qualche cosa. Tutto era passato su di noi, da una primavera all'altra, senza lasciarci un segno di salvezza o di speranza". Ma può anche echeggiare una non vita, un sonnolento corso di giorni mai salpati verso un'identità più adulta, e tuttavia, ne sono certo, passo su passo è poi quella che rimpiangiamo nel tempo divorati dal ruvido morso degli anni, traccia sempre più orrenda, gretta e falsa pur dentro quel cosmo chiamato progresso. I pastelli di Piero Chiara sono e restano alito vivo e divertito, fragranza di mistero e bevuta commossa. E gli episodi di cui il libro è intessuto sono biografie di questo nostro Paese sempre adorato, meschino e pavido quanto magnificamente unico.
Vita, morte e pettegolezzi di un gruppo di uomini (e tante donne) dediti al gioco d'azzardo e non solo; vizi e virtù nella provincia italiana degli anni trenta. Pur privo di una vera trama, un libro comunque piacevole.
Recensioni
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