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Anno edizione: 2018
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Il 18 gennaio 2017 Giampiero Parete, ristoratore, è in vacanza con la compagna Adriana, infermiera, e i figli Gianfilippo, di otto anni, e Ludovica, di sei, all’albergo Rigopiano di Farindola, in Abruzzo. Sono arrivati il giorno precedente, sotto una fitta nevicata. La mattina, subito dopo colazione, avviene una forte scossa di terremoto. I turisti, terrorizzati, vogliono abbandonare l’albergo e tornare a casa, invano rassicurati dal proprietario, ma la strada è bloccata dalla neve: bisognerà aspettare fino al giorno successivo. Gli ospiti sono riuniti in due sale ritenute le più sicure, quando Adriana chiede a Giampiero di prendere una busta di medicine, lasciate nell’auto. Appena raggiunto il parcheggio, lui sente un terribile boato: una valanga si è abbattuta a pochi passi di distanza. L’albergo è scomparso, ci sono solo rottami fra cui si aggira smarrito, conscio della terribile realtà: tutti sono morti sotto le macerie. Trascorre la notte in auto, con un dipendente dell’albergo, salvo perché era fuori a spalare la neve. Col cellulare chiama disperatamente i numeri di soccorso, ma pochi credono all’enormità del disastro, alcuni pensano a uno scherzo. Finalmente il mattino arriva un elicottero che lo porta in ospedale. Adriana è sopravvissuta con il figlio, protetta da una trave, nel buio più assoluto, ma non riesce a muoversi. La salvezza arriva cinquanta ore dopo dai vigili del fuoco; anche Ludovica e due amichetti sono sopravvissuti nella stanza accanto. Solo nove persone sono estratte vive dalle macerie. Il libro è un racconto a due voci, in cui Adriana e Giampiero si alternano nella cronaca di quelle ore disperate: lui vorrebbe essere morto insieme ai suoi cari, lei cerca di farsi forza per il figlio in attesa dei soccorsi. Come per tutti i libri che narrano drammatici fatti veri, non si può dare un giudizio letterario, ma solo essere coinvolti ed emozionati. Il racconto fa vivere in diretta la paura, il dolore, le emozioni dei protagonisti.
Per giorni siamo stati incollati alla tv, ricordo una Barbara D’urso intenta a dare le coordinate del luogo dove secondo lei erano rifugiati i suoi amici, purtroppo non sono stati ritrovati, ma le immagini le abbiamo viste tutti, i soccorsi tirare fuori dalle macerie Adriana, Gianfilippo e Ludovica Parete, perché tra tanta gente solo loro non lo sappiamo, ed oggi a chiederselo sono proprio loro. Sono passati dall’essere quasi morti e a sperare ancora nella vita, ad essere vivi e chiedersi perché la morte non li abbia raggiunti. Racconto autobiografico forte e commovente, gli unici “miracolati” raccontano in prima persona e passo per passo ogni dettaglio e sfaccettatura, dall’inizio alla salvezza. Abbiamo sempre visto questa storia dalla parte sbagliata, l’unica accessibile e la più semplice ora per la prima volta tramite le loro parole possiamo entrare in quell’incubo anche noi, possiamo vedere il tetto crollarci addosso ed essere spostati dalla neve per chilometri, se solo potessimo dire al piccolo gianfilippo di stare tranquillo e che prima o poi i soccorsi arriveranno a tirarlo fuori.
scritto in maniera semplice, fa vivere in diretta quello che è successo ad una famiglia normale durante una vacanza tragica.
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