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Anno edizione: 2014
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In questa società dove oramai la forma distintiva tra cose e persone è sempre più labile e dove spesso l’una prende il posto dell’altra diventa necessario soffermarsi a leggere un saggio di filosofia teoretica come questo di Roberto Esposito. L’autore l’ho “conosciuto” al Festival della filosofia di Modena dove stava tenendo una lezione magistrale proprio sul rapporto tra cose e persone per arrivare a parlarci di dignità e di etica sociale. Io lavoro in una ditta che ha come slogan “Persone oltre le cose” e tutta la campagna pubblicitaria si basa sul fatto che i clienti non sono cose e che viene dato il giusto valore al rapporto, che noi collaboratori non siamo cose e che viene riconosciuto il giusto valore (ovviamente nel caso della mia azienda è vero). Proprio così verrebbe da dire infatti come ci dice Roberto Esposito il primo elemento di distinzione è proprio il possesso, chi possiede è persona e chi è posseduto è cosa, ma la storia ci insegna che spesso le situazioni si sono mescolate e/o capovolte, un esempio eclatante è lo schiavismo dove la persona è ridotta ad uso e a cosa. La nostra giurisprudenza legifera fin dai tempi dei romani sulle cose ma non sulle persone, ultimamente con le nuove tecnologie, gli esperimenti genetici, l’avvento del cyborg, l’intelligenza artificiale, le cure estetiche e i trapianti di parti di corpo questo vuoto legislativo è diventato sempre più marcato. Quindi Esposito ci spiega che sempre di più si è dovuto andare a cercare qualcosa che facesse da tramite tra persona e cosa e questo tramite è il corpo. “Né persona né cosa, il corpo umano diventa l’elemento dirimente nel ripensamento dei concetti e dei valori che governano il nostro lessico filosofico, giuridico e politico”. Quindi tutta la nuova legislatura si muove su di una nuova etica, e deve legiferare su testamento biologico, fecondazione artificiale, suicidio assistito, clonazione, eutanasia, matrimoni omo-affettivi, bioetica ecc. Un’ultima precisazione: avete fatto caso ch
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