L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
scheda di Colla, U., L'Indice 1995, n. 5
Della bohème artistico-letteraria di Monaco attorno al volger del secolo scorso uno dei protagonisti fu, assieme a Stefan George, il filosofo Ludwig Klages (1872-1956). Antiaccademico come ogni spirito ribelle, e privo di altri sostegni economici, egli iniziò presto a mantenersi con la grafologia, alla quale cercò di dare salde basi inquadrandola tra le "scienze dell'espressione", pur conscio che tali scienze nascevano quando ormai le diversità tra gli umani stavano svanendo a causa del crescente dominio dello "spirito" sulla vita (con toni simili - chi si ricorda? - anche il feuerbachiano Marx aveva parlato del "dominio reale" sul mondo da parte del "capitale vampiro"). L'opera su "La scrittura e il carattere" (1917; trad. italiana Mursia, Milano 1982) contiene la sua teoria grafologica, di cui il presente volumetto, che riunisce scritti pubblicati tra il 1904 e il 1929, offre invece le applicazioni a "casi illustri". Le pagine più interessano sono, a nostro avviso, assieme a quelle dedicate alle grafie di Wagner e Nietzsche, quelle su Schopenhauer, in cui l'autore critica irriverente il finalismo "da allevatore di bestiame" della "Metafisica dell'amore". Anche negli scritti grafologici infatti, come von Hellingrath aveva sostenuto già ai primi del Novecento, si può intravedere talvolta in Klages un "metafisico d'alto rango", quale si rivelò più tardi con "Dell'Eros cosmogonico" (1922; trad. italiana Multhipla, Milano 1980) e con "Lo spirito come avversario dell'anima" (1929-32). E la limpida postfazione di Giampiero Moretti, che tratta in modo eccellente degli influssi di Bachofen e Nietzsche sull'autore, ci fa desiderare ora la stampa (o ristampa) dei suoi scritti filosofici.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore