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Il nuovo libro di John A. Scott ambisce a presentarsi come la più aggiornata e autorevole summa del sapere dantesco oggi in circolazione e, diremo subito, non tradisce le attese. Perfettamente a suo agio nei meandri di una plurisecolare storia della critica, nei suoi sviluppi europei e americani, diacronici e sincronici, l'autore, forte di sessant'anni di letture dantesche, mette a disposizione del lettore un'intera biblioteca di contributi storico-ermeneutici, che muovono cronologicamente dal "Dante prima della Commedia", poeta e teorico delle rime nuove, per giungere, attraverso la cruciale stagione della riflessione etico-politica, al poeta-teologo del capolavoro in terzarima, analizzato con precisione anatomica nei cinque capitoli centrali che restituiscono tutta la problematica complessità critica del poema.
Ma il successo e la piena godibilità di questo ponderoso volume, destinato a rimanere a lungo nella bibliografia dantesca, sono dovuti non meno alla puntuale organizzazione della materia e alla perspicuità assoluta del dettato, eredità entrambe della migliore cultura critica anglosassone. Il quesito fondamentale cui Scott tenta di dare una risposta, scelto emblematicamente come titolo dell'edizione italiana, non mira a spiegare la Commedia, "l'ultimo miracolo della poesia mondiale" (Montale), ma a fornire gli strumenti per comprenderne meglio l'autore e il suo mondo. Da questa premessa deriva la predilezione per un metodo storico-filologico che ripercorra con rigore le tappe evolutive dell'arte dantesca, secondo la via tracciata dai due maestri invocati ad apertura di volume, Vittorio Russo e Charles T. Davis. Particolare importanza assumono dunque il contesto storico-culturale in cui nasce ogni opera, la sua cronologia e le strette relazioni tra l'una e l'altra nell'ideale macrotesto dantesco. L'universo di nozioni e giudizi critici che Scott ci consegna costituisce certo un'ottima introduzione allo studio di Dante, ma altresì prepara il terreno della ricerca attraverso approfondimenti e discussioni di natura tecnica, presenti nel testo ma preferibilmente allegati nelle note.
Con spirito di servizio Scott indica e accoglie le grandi sfide del dantismo contemporaneo: ritorno alla lettera del testo, creazione di percorsi fruttuosi nella selva di una bibliografia sterminata, rilettura dei nodi cruciali dell'ermeneutica dantesca. Se è qui impossibile dare conto delle pagine più belle di questo studio (il lettore potrà scoprirle da solo), vorrei ricordare soltanto il capitolo dedicato al prologo del poema (Inferno I-II) e all'esposizione della relativa lettura allegoria. Esso offre "un campione di un tipo di analisi che dovrebbe essere esteso a tutto il poema" e rappresenta, nella collaborazione di una pluralità di voci critiche, l'unica possibile via ancora aperta alla critica dantesca, una via indicata proprio da quell'ideale di armonia in cui "diverse voci fan giù dolci note" (Paradiso VI, 124).
Igor Candido
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