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Non conosciamo Pb, tranne che per un fugace scambio di romanzi nella sala stampa del Salone del Libro di Torino. Solo “Un incontro”, come scrive lui nella asciutta dedica autografa su “Per sempre vostro” (Salani Editori). Graffiante, con rivelazioni sensazionali e orribili verità sul popolo dei media? No, perché è impossibile individuare chi il guastatore Bianchi intenda sputtanare, la focalizzazione sui novelli accattoni di visibilità è volutamente sfocata. Limpida denuncia ben romanzata in chiave autobiografica delle meschinità del pachiderma vigile e subdolo dell’informazione, potrebbe non avere il successo di vendite che invece merita. Perché un big da un milione di copie, a parte la qualità della penna, fa nomi e cognomi. Paolo Bianchi, invece, ha semplicemente deciso di non farli. Già la dedica, non fa sperare in un alto numero di lettori. “Ai miei nemici”… quelli che comunque lo avrebbero acquistato. E questo sarebbe stato utile, se l’Autore veramente contasse su un battaglione di nemici. Ma le osannanti recensioni che si sono susseguite su varie testate sembrano dimostrare che non è così. Nessun potente collega ha avuto paura. Il capolavoro di autolesionismo consapevole nel non intrigare i lettori Bianchi lo fa nei ringraziamenti finali. Sfogliando il libro, come spesso succede prima dell’acquisto, è infatti poco accattivante (se pur vero) leggere che un gip, cioè un giudice per le indagini preliminari, osservi che “la giustizia a volte è come la grandine; si accanisce in egual misura su colpevoli e innocenti”. Come lui stesso ha scritto, “il non puntare sul gioco dei riconoscimenti” per aumentare le vendite ha stemperato l’aggressività dell’innocente Autore ma, nel contempo, ne è uscita esaltata la straordinaria freschezza dei personaggi e l’intreccio delle loro storie. Storie raccontate con sorprendente delicatezza da un uomo intransigente, ingigantite dal grandangolo attraverso il quale Paolo Bianchi ha vissuto, vede, odia e ama la giornalistica trama di questo suo gustoso romanzo.
“Ferree e non discutibili, le quinte di cartone non si possono spostare o su tutti si abbatterà la collera del regista occulto”. Ci vuole sempre almeno una buona ragione per investire 15 euro e, soprattutto, il proprio impegno intellettuale in un romanzo appena uscito. Allora eccola, la motivazione, direttamente estratta dal libro dell’autore, Paolo Bianchi. Un giornalista abbastanza navigato, uno che ha fatto anche la gavetta e che non si vergogna, mai, di raccontare le cose come stanno. Ma Per sempre vostro è consigliabile non solo perché invita a squarciare le quinte di un mondo che tutti credono di conoscere e invece, nelle sue pieghe più aride e ciniche, ignorano totalmente: il romanzo-denuncia sul mondo dell’informazione, come dichiara in copertina. È un lavoro in cui si apprezza anche una certa cifra stilistica dell’autore, non così frequente tra schiere di giornalisti che spesso inciampano nella pubblicazione del loro libro come si trattasse di un accidente inevitabile, e spesso superfluo. Bianchi non è nuovo alle inchieste sui retroscena del mondo dell’editoria e dei mass media, e non è nuovo neanche a un impegno costante – si potrebbe dire quotidiano – come giornalista che sa tenere la “schiena dritta”. E quanto questo sia impegnativo, lo si potrà capire ancor meglio alla fine del romanzo. (ldm)
Un romanzo caustico, molto imperniato sui rapporti tra un uomo e una donna che si sono conosciuti da giovani, negli anni ottanta. Lui adesso è un giornalista in crisi, lei è famosa in tv. La vita cambia le relazioni e a volte le sporca. Però qualcosa di buono rimane sempre. L'ho trovato un libro profondo e anche commovente, ma senza retorica.
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