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Per salvare i viventi. Le origini settecentesche del cimitero extraurbano - Grazia Tomasi - copertina
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Descrizione


I cimiteri posti fuori dell'abitato sono il frutto d'una riforma settecentesca di portata europea, che incontrò forti opposizioni perché lesiva di pratiche religiose radicate e giunse a compiuta realizzazione soltanto nel secolo seguente. Questo libro studia le connessioni che la riforma delle sepolture ebbe con la politica dell'assolutismo illuminato, con le conquiste della scienza e con le esigenze di riforma religiosa, partendo dal caso del cimitero di Modena (1771-1778), per la cui costruzione fu scritta un'opera destinata a singolare fortuna, il 'Saggio intorno al luogo del seppelire' di Scipione Piattoli.
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Dettagli

2001
18 gennaio 2002
368 p.
9788815082534

Voce della critica

Uno dei capolavori della nostra letteratura, il carme Dei sepolcri scritto nel 1806 da Ugo Foscolo, prende spunto dalla protesta contro la soluzione data da Napoleone al problema igienico-sanitario delle sepolture nelle chiese con l'ordine di costruire cimiteri extraurbani. Tale soluzione, che è all'origine del modello poi trionfante e tuttora vigente del cimitero/giardino, parve al poeta troppo livellatrice e antistorica; ma in realtà essa rappresentava già un moderato compromesso rispetto a molti propositi e tentativi avanzati in vari paesi d'Europa durante il mezzo secolo precedente nel clima di riforma dell'assolutismo illuminato. Alcuni degli illuministi e degli stessi sovrani si erano in effetti prefissi degli obiettivi ben più radicali: ne tratta questo libro di Grazia Tomasi, una ricerca solida, con un ampio respiro europeo, che affronta le discussioni ideologiche e le lotte politiche sui sepolcri come un nodo delicato e rilevante nelle prospettive del Settecento riformatore.

Come indica il titolo del libro, un qualche intervento era stato giudicato comunque necessario a tutela della salute pubblica; la scienza medica del tempo era diventata infatti attenta, fino alla sopravvalutazione, nei confronti del pericolo rappresentato dai miasmi dei cadaveri sepolti nelle chiese. Ma questa preoccupazione pur largamente condivisa si trovò a interagire con due diverse sfere di interessi: quella del clero, che non voleva rinunciare alla sua tradizionale gestione, economicamente redditizia e spiritualmente strategica, della morte; e quella della nobiltà, che nelle tombe e cappelle gentilizie degli edifici sacri rivendicava un simbolo e anche una componente del suo distinto e privilegiato ruolo sociale.

I primi capitoli del libro mettono in chiaro le ragioni delle resistenze che vennero da quelle due parti. Muovendosi soprattutto tra Impero asburgico e Francia, e dedicando un approfondimento particolare al caso di Modena, dove negli anni settanta del secolo Francesco III d'Este avviò un progetto coraggiosamente innovativo, Grazia Tomasi ci mostra infatti il forte impatto della prima fase delle tentate riforme: fra l'altro, in più d'un caso non si trattava solo di allontanare i cadaveri dalle chiese, ma anche di sottrarre ai preti e alle confraternite pie il controllo dei funerali, e di negare in morte nelle fosse comuni dei cimiteri extraurbani ogni segno di preminenza, se non addirittura di identificazione, agli uomini e alle famiglie che tanta ne avevano goduta in vita.

La difficoltà di attuare davvero simili propositi è illustrata dall'autrice attraverso lo studio, che costituisce una parte anche quantitativamente notevole del suo lavoro, delle vicende editoriali, delle reazioni suscitate, delle traduzioni e adattamenti subiti, dal Saggio intorno al luogo del seppellire (1774) di Scipione Piattoli, lo scritto che aveva affiancato l'esperimento modenese di Francesco III e che restò poi al centro del dibattito europeo in materia, sia nella Francia della Société Royale de Médecine del grande medico illuminista Vicq d'Azyr, che nella Spagna dei più lenti e timidi progetti di riforma degli anni ottanta. Con una costruzione un po' a mosaico, la seconda parte del libro accompagna le peregrinazioni del Saggio di Piattoli in vari stati d'Europa, fornendo così gli elementi per capire i motivi dell'esito, anticipato in un capitolo precedente, dello scontro culturale e politico svoltosi sui cimiteri, esito sostanzialmente rappresentato appunto dal contenuto del decreto napoleonico del 1804.

Preservando il principio sanitario della sepoltura fuori dalle città, ma permettendo la delimitazione di spazi familiari e individuali di proprietà e memoria nei cimiteri, e restituendo inoltre alla Chiesa la gestione dei funerali, il decreto realizzò un compromesso rivelatosi possibile sul breve termine e alla lunga vincente. Tutto il libro di Grazia Tomasi, implicitamente e spesso esplicitamente, ne argomenta la sensatezza proprio in un'ottica riformatrice. L'interessantissima ordinanza dell'8 ottobre 1777 con cui a Modena già si era attenuata la carica sovversiva dei primi progetti è rivelatrice: clero, nobiltà e maggiorenti vi venivano rassicurati sul fatto che anche il nuovo cimitero extraurbano sarebbe stato organizzato, con tanto di ripartizioni e misure fisse a seconda del grado d'importanza dei morti, come lo specchio della società gerarchizzata dalla quale era prodotto. Una politica pienamente laicizzata ed egualitaria della sepoltura - pare volerci ricordare quel documento - avrebbe dovuto passare attraverso un corrispondente, generale rivolgimento culturale e sociale.

Ci sono molti fondamentali motivi per cui neppure la Rivoluzione bastò allo scopo. A parte quelli ovvi, politici, del rapido ripiegamento delle sue ali più avanzate, l'autrice, con grande finezza e un po' di ritrosia, ce ne suggerisce qui nelle poche e lievi pagine del Congedo (non Conclusione ) del suo lavoro uno di carattere culturale. Lo spunto è offerto da Goethe, che mettendo in scena nelle Affinità elettive il fallimento del razionalismo illuministico di fronte alle pulsioni del cuore, diede, più o meno negli stessi anni di Foscolo, ampio spazio proprio al tema del cimitero, mostrando il contrasto fra la concezione radicalmente settecentesca, ben oltre il compromesso napoleonico, di Charlotte e quella sentimentale di Ottilie, più in sintonia con la cultura romantica ormai diffusa.

Anche riguardo all'amministrazione dei sepolcri nobiltà e clero avevano trovato dunque nella sensibilità romantica un alleato perfino più potente di loro nell'opporsi allo strenuo tentativo illuministico di governare gli uomini e il mondo sulla base dei dettami della ragione; e il cimitero/giardino a tombe individualizzate che noi stessi conosciamo è figlio del sentimento non meno che del conservatorismo religioso e sociale. Alla fine questo bel libro sulle sepolture dei morti ci parla delle passioni, delle paure e delle speranze dei vivi.

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