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Libro vincitore del Premio Fondazione Megamark 2023Libro finalista del Premio Viareggio-Rèpaci 2023 - Narrativa.Presentato da Filippo Bologna nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023.
Un libro tragicomico sulla vita familiare: avventure e peripezie quotidiane, raccontate con profonda levità e sottile disperazione.
Il legno è vecchio, la botte è vuota, e tuttavia contiene ancora un po’ di vino. Quanto poco ci vorrebbe a buttarlo, a sbaraccare tutto? Non ci vorrebbe nulla. Nessuno avrebbe da ridire. Si farebbe spazio per chi ne ha bisogno – e tutti, intorno, hanno un disperato bisogno di spazio. Ma Sapo Matteucci decide di prendersi cura di quel vino rimasto, e vi si dedica con una forza e un coraggio e una pazienza e una perseveranza e una sincerità che non ha mai riservato a nient’altro in tutta la sua vita. Lo fa invecchiare. Lo imbottiglia. Lo porta in tavola e ce lo serve – e quel vino è questo romanzo, ed è portentoso. Sapo Matteucci non ne è solo l’autore: ne è anche il protagonista, e ci racconta senza infingimenti il tramonto di un uomo – il suo tramonto – come solo grandi scrittori ogni tanto riescono a fare, alla fine della loro carriera. Solo che della carriera di Sapo Matteucci questo romanzo è l’inizio, perché si tratta del suo esordio. Nella zona di guerra più banale e crudele della nostra avventura terrena, la famiglia, là dove ogni cosa è destinata a diventare conflitto, recupera la gioia originaria che tutti perdiamo di vista, quella dell’essere al mondo, e canta il legame esilarante e struggente con tutto ciò che al mondo lo trattiene. Madri, padri, cani, figli, conigli, rotture di coglioni danzano in queste pagine con traboccante, dissipante vitalità, descritti da un occhio che ama senza alternative e da una lingua che batte con grazia le piste della grande letteratura. Quella grande letteratura di cui Sapo Matteucci si è nutrito per cinquant’anni senza mai attentarsi di produrla, e che infine gli è scivolata fuori tutta insieme in questo libro, come quando c’è di mezzo il destino.
Proposto da Filippo Bologna al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:«La magia e la condanna degli esordi è che sono irripetibili. Sono libri che nascono di getto e a volte si scrivono da soli, come sotto dettatura. Sono lì, già compiuti, pronti a uscire in attesa del loro momento. E fortunatamente per noi – e per Sapo Matteucci – quel momento è arrivato. Per futili motivi è un esordio unico, quello di un autore che, forse a sua insaputa, ha lavorato per sessant’anni anni al suo primo romanzo. Un’opera irresistibile che mette in scena Madri, Padri, Cani, Figli e Conigli, un serraglio a conduzione famigliare il cui impresario in rovina è un Oblomov che ha piantato il suo tendone nel quartiere Coppedè di Roma e, in attesa di un pubblico che non verrà, decide di andare comunque in scena per l’unico spettatore pagante: sé stesso. Avvolto nella sua comoda vestaglia, il dottor Mastorna inganna il tempo (o è il tempo che ha ingannato lui?) interrogandosi sul declino inarrestabile della sua credibilità di uomo, marito e padre. E si danna l’anima per l’unica ragione che sembra veramente stargli a cuore: l’inseguimento di una figlia bellissima, ribelle e indomabile: Costanza, forse uno dei più bei personaggi che la letteratura degli ultimi anni ci abbia regalato. Con una lingua ricchissima che è un distillato delle migliori letture di cui si è imbevuto negli anni e un ritmo di prosa trascinante, capace di partire dal colloquiale e raggiungere improvvise vette letterarie passando attraverso esilaranti guizzi aforistici, Sapo Matteucci ci consegna un romanzo felice e struggente, il ritratto di quei legami indissolubili fatti di sangue, affetti, parole e incomprensioni chiamati famiglia.»
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