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Come saprete, si tratta dell'unico caso a noi giunto di una coppia di orazioni, d'accusa e di difesa, riguardanti il medesimo caso. L'introduzione è molto utile per inquadrare la vicenda storica. La grandezza di Demostene, com'è noto, raggiunse il culmine nella "Per la corona", e leggendola non si può che essere d'accordo. È davvero interessante osservare come egli abbia smontato pezzo per pezzo l'orazione di Eschine, passando poi al contrattacco in un crescendo che fa ben comprendere perché Eschine perse rovinosamente la causa. Il testo greco è stampato in caratteri tutto sommato leggibili, anche se si poteva fare di meglio. Ad ogni modo, essendo questa l'unica edizione in circolazione delle due orazioni (che io sappia, almeno), ne vale senz'altro la pena.
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Nel 330 a.C., in un'Atene che era ormai l'ombra dell'antica potenza, un clamoroso processo infuocò il clima politico della città. Ad affrontarsi, i due maggiori oratori dell'epoca, Eschine e Demostene: promotore il primo di una politica di intesa con il re macedone Filippo II, il secondo di una resistenza ad oltranza allo strapotere del nemico.Il processo fu l'occasione per i due di ricapitolare davanti al popolo ateniese i princìpi della loro politica. E se Eschine pronunciò un discorso di inappuntabile rigore giuridico, imputando all'avversario le sventure della città, Demostene rivendicò, nel discorso che rimane il supremo capolavoro della retorica antica, le motivazioni ideali di libertà e di onore che avevano ispirato le sue scelte.
Le due arringhe sono introdotte da un saggio di Pierre Carlier, che offre una penetrante indagine del contesto storico in cui il processo si svolse.
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