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Per l'ambiente. Speranze ed esperienze di un ambientalista - Walter Ganapini - copertina
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Descrizione


L'inquinamento generato da decenni di sviluppo "insostenibile" del nostro pianeta sta causando mutamenti irreversibili per l'ambiente globale, nel Nord ricco, come nel Sud povero del mondo. Questo libro avanza un'ipotesi per la promozione di nuovi stili di vita e per una nuova politica ambientale, premessa necessaria per ogni prospettiva di democrazia e giustizia.
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Dettagli

2004
1 novembre 2004
360 p.
9788874240432

Voce della critica

L'ambiente ha i suoi nemici: molto più numerosi, come è noto, di coloro che sono impegnati nella sua difesa. I nemici dell'ambiente non sono solo le ecomafie, gli speculatori edilizi, le industrie inquinanti, i cittadini spreconi e maleducati: cioè i bersagli tradizionali delle campagne, delle mobilitazioni e della politica degli ambientalisti. A fianco, ma soprattutto al di sopra di questo esercito, già di per sé molto nutrito, ci sono le politiche industriali promosse, il più delle volte, in nome dello sviluppo e della crescita dell'occupazione, del reddito, dei consumi, del pil.

Ma per difendere l'ambiente - cioè salute e sostenibilità: ovvero la vita e il benessere di tutti, oggi e domani - questi nemici bisogna conoscerli; e per conoscerli occorrono sia una solida cultura industriale, cioè conoscenza dei materiali, dei processi e dei prodotti, che strumenti di analisi e di verifica efficaci: cioè personale preparato, laboratori attrezzati, modelli esplicativi aggiornati, diritti di accesso all'informazione. Ecco spiegato l'arcano - che arcano non è - della debolezza politica e culturale dell'ambientalismo: in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia. Quella cultura industriale e quegli strumenti di analisi e di verifica non ci sono; oppure sono scarsi e insufficienti; e comunque non sono accessibili a chi ne vorrebbe o ne potrebbe fare uno strumento di lotta.

Per una vera difesa dell'ambiente occorre confrontarsi con le politiche industriali in atto: e queste non si possono né conoscere né - quando è necessario, e in una qualche misura lo è quasi sempre - contrastare, se non garantendosi una presenza anche all'interno delle istituzioni dove esse si elaborano, si validano, o se ne verificano le conseguenze. La cura dell'ambiente è affare di tutti: ma quello che ha arricchito la cultura ambientalista nel corso degli ultimi trent'anni sono il lavoro e la riflessione dei tecnici impegnati nei centri dove le politiche e gli interventi si progettano, si realizzano o si controllano.

Si tratta di un lavoro e di una riflessione caratterizzati da un equilibrio molto delicato, che costituisce il filo conduttore della ricostruzione delle battaglie ambientali degli ultimi trent'anni che Walter Ganapini, già presidente dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa, oggi Apat), ha realizzato mettendo insieme una raccolta di articoli e di interventi cruciali, scritti nel corso del tempo, e una storia soggettiva delle speranze, delle esperienze, ma soprattutto delle motivazioni, che lo hanno portato a giocare un ruolo cruciale nelle vicende dell'ambientalismo italiano. Un esercizio di equilibrio tra il rischio di venir integrati nei meccanismi di potere o nelle routine burocratiche, quello di restare esposto alle rappresaglie degli interessi costituiti (vested interests, per usare un'espressione ricorrente in questo libro), e quello - assai diffuso, ma a cui l'autore è singolarmente poco esposto - di coltivare la propria estraniazione dai problemi concreti in nome di pregiudiziali anche sacrosante.

Nato a Reggio Emilia da una famiglia operaia di tradizioni comuniste, ma con un'adolescenza vissuta in contatto con i fermenti del dissenso cattolico, Ganapini ha fatto in tempo a venir sfiorato dall'onda del Sessantotto - probabilmente dalla parte meno interessante di quel movimento - e a conoscere i fondatori reggiani delle Brigate rosse; ma il suo apprendistato, anche politico, è tutto interno alle tecnostrutture in cui ha potuto mettere a frutto le sue competenze scientifiche in ambiti sempre direttamente correlati a tematiche ambientali: il Crpa di Reggio, poi l'Enea, poi Lombardia risorse e infine l'Anpa, da cui, dopo averla sollevata dall'inerzia in cui l'avevano precipitata i suoi primi dirigenti, sarebbe stato cacciato con un intervento ad personam di Silvio Berlusconi, al quale, fra i tanti conti in sospeso con Ganapini, premeva rivalersi della denuncia delle malversazioni perpetrate con la discarica di Cerro Maggiore; denuncia che avrebbero finito per trascinare in giudizio - e fatto condannare - Paolo Berlusconi.

Quella di Ganapini è una carriera intervallata da viaggi di studio e incarichi di responsabilità all'estero (tra l'altro nell'Agenzia europea dell'ambiente), incarichi gestionali in aziende municipalizzate come Agac e Ama (gestione dei rifiuti a Reggio Emilia e Roma; e poi ancora, in Puglia) e cariche politiche (l'assessorato all'Ambiente di Milano durante l'emergenza rifiuti: incarico che costituisce probabilmente l'unico dato positivo nel bilancio della giunta leghista con cui Ganapini aveva collaborato). Oggi Ganapini, messo ai margini dalle istituzioni come quasi tutti i quadri apicali, intermedi e di base che hanno lavorato alla costruzione di una policy dei controlli ambientali attraverso l'Anpa e la rete delle Agenzie ambientali regionali, ha dovuto reinventarsi un mestiere e ricominciare una carriera quasi da zero, in una piccola società di consulenza e di progettazione da lui fondata.

La scelta degli articoli e degli interventi pubblicati in questo libro è stata suddivisa in quattro parti, ciascuna delle quali ripercorre un intero decennio (lasciando all'ultima il compito di aprirsi alle prospettive future) ed è corredata, in apertura del volume, da una Proposta che espone in forma sistematica i cardini di una politica (ambientale, più che "ambientalista") in grado di confrontarsi con i temi della sostenibilità, degli stili di vita, della globalizzazione, dell'analisi rigorosa del ciclo di vita dei prodotti e di una nuova politica industriale, fondata su una partecipazione reale di tutti gli stakeholders.

Mettendo in fila, insieme ai suoi interventi, i temi di cui l'autore si è occupato, ci si imbatte in una storia dell'ambientalismo italiano che nessuno dei testi oggi disponibili consente di ricostruire con altrettanta precisione, documentazione e interesse. E ripercorrendo l'autobiografia intellettuale che introduce questi testi si ha finalmente una percezione chiara delle ragioni dell'impasse in cui si dibatte l'ambientalismo italiano: mancanza di principi e di cultura; tatticismo e opportunismo che hanno finito per far prevalere le "ragioni" dei più forti sugli obiettivi e gli ideali di una battaglia iniziata e condotta per un certo tempo insieme, nelle due organizzazioni in cui Ganapini ha militato (Pci e Legambiente), le cui corresponsabilità per le nefandezze a cui si sta abbandonando l'attuale politica del governo in tema di ambiente sono tutt'altro che secondarie.

E tuttavia le "esperienze" di Ganapini e dei molti altri che hanno lavorato con impegno e competenza insieme a lui, o sui suoi stessi temi, sono oggi a disposizione di chi intende impegnarsi in una nuova stagione di lotte e di approfondimenti culturali per la difesa dell'ambiente; quanto alle "speranze", queste sono, come si sa, le ultime a morire. Per rinfrescare entrambe questo libro è una vera e propria cassetta degli attrezzi.

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