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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2022
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Un saggio che porta alla luce un altro dei tanti miti sulla maternità: quello che tutte le donne desiderano figli e che una volta avuti non ci si possa pentire di averli messi al mondo, a prescindere dall'amore incondizionato che si nutra per loro. Il rimpianto quindi diventa un tabù di cui non si può parlare per non scardinare l'ordine sociale che vuole le donne "fattrici", pronte a superare e dimenticare i dolori del parto, le fatiche dell'allattamento, i sacrifici del crescere dei figli, a prescindere dalla condizioni personali, familiari, economiche, professionali, sociali e soprattutto dal tipo di rapporto madre-figlio. L'autrice ha indagato a fondo sia attraverso studi e articoli pubblicati, sia conducendo lei stessa un'indagine, intervistando direttamente alcune donne "pentite". Ne viene fuori uno spaccato in cui non ci si può non riconoscere, anche solo in parte, anche se non si è madri pentite. Ho apprezzato soprattutto l'analisi del termine "rimpianto" e del significato che questo assume nell'esperienza di maternità. L'unico aspetto che mi ha lasciato un po' in dubbio è il fatto che l'autrice abbia intervistato donne che vivono in Israele, paese in cui il "dovere" della maternità e il fare più di un figlio è probabilmente più sentito e imposto che in altri.
Un libro forte, molto duro e che merita di essere letto. In quanto donne spesso per le persone è ovvio e scontato che vogliamo (e dobbiamo) diventare madri. Attraverso i racconti di queste donne capiamo che non è un processo così naturale come vogliamo credere. Vi consiglio di dare una possibilità a questo libro perché penso sia giusto sentire anche le voci e i pensieri diversi dai propri per ampliare il proprio sguardo sul mondo.
"C'è questa convinzione, un'idea data per scontata che noi donne desideriamo tutte avere dei figli e che non saremo felici se non diventeremo madri. Bé, io sono cresciuta con questo tipo di percezione. Non è facile, per niente. E io ho tre figli. Non è facile. Esiste un contrasto fortissimo tra i messaggi che ti arrivano dalla società e quello che senti dentro di te." Quante volte capita di sentirsi chiedere "e tu, quand'è che lo fai un figlio?" oppure "guarda che i figli è meglio farli da giovani, quando si è in forze"; e se malauguratamente si risponde asserendo di non volere figli, inevitabilmente ci si sente dire "ma non è possibile, sono sicuro che prima o poi li vorrai" oppure "guarda che se non fai dei figli te ne pentirai". Il libro di Orna Donath, partendo dall'assunto che il sentimento del "pentimento" può investire qualunque tipo di scelta fatta, dagli studi intrapresi, a una scelta lavorativa o personale (e che la scelta di essere madri non fa, quindi, eccezione), scardina una lunga serie di luoghi comune e di idee convenzionali sulla maternità, dimostrando quanto, ancora oggi, la vita delle donne sia influenzata e controllata da una società che solo teoricamente permette la parità dei sessi, ma che di fatto non lascia scelta. Le considerazioni dell'autrice sono accompagnate da stralci di interviste fatte a 23 donne israeliane che hanno affrontato l'argomento in quanto pentite di essere diventate madri. Lettura consigliatissima a tutti.
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