La grecità che ci viene incontro in questo saggio capitale di Carlo Diano non ha nulla di acquietato, ma «accade» ancora sotto i nostri occhi con la sua trama potente, da scena tragica classica. Forse perché il pensiero antico, nell'interpretazione del filologo e fenomenologo Diano, vive di connessioni con l'altro da sé: «La storia della filosofia non può più essere fatta come la storia della pura e nuda filosofia. Chi dal V secolo d'Atene tolga, a mo' d'esempio, un Eschilo, un Pericle, un Euripide, un Fidia, fa come chi da un libro tolga tutti i termini concreti per lasciarvi solo gli astratti». Ed è proprio quello che Massimo Cacciari nell'Introduzione definisce un «guardar oltre l'astrattezza dei termini e i sedentari specialismi» a mettere a fuoco magistralmente il confronto tra Eraclito e Parmenide, e a comprendere l'intera civiltà greca attraverso le categorie di forma ed evento.)
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