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Pensare l'uomo e la follia - Henri Maldiney - copertina
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Pensare l'uomo e la follia - Henri Maldiney - copertina

Descrizione


Henri Maldiney è uno dei maggiori filosofi francesi del Novecento. Ha introdotto in Francia la fenomenologia di Husserl, Heidegger e Binswanger, accanto a precursori come Lévinas, Merleau-Ponty, Sartre. Ha esercitato una durevole influenza su almeno due generazioni di intellettuali, artisti, poeti e psicoanalisti. Questo volume costituisce in Italia il primo documento di qualche ampiezza sulla sua ricerca filosofica, ancora in corso e in larga parte ancora da scoprire. Ricerca al cui centro si staglia un duplice enigma: per un verso l'uomo è l'essere capace di arte; per un altro, di follia. In gioco, nell'arte come nella follia, è il rapporto decisivo tra l'esistenza e l'evento, l'esperienza e il trauma, la strategia della significazione e la resistenza alla significazione, la progettualità della parola e la difformità irriducibile, la macchia cieca, il vuoto. Se l'arte lavora intorno a quella macchia lasciandone riemergere l'efficacia silenziosa, la potenza imprevedibile, la ricchezza polimorfa, la follia ne incontra invece l'enigma come minaccia estranea e familiare, forza muta ed eloquente, destino indecifrabile e inaggirabile. Le forme dell'esistenza e dell'esperienza tempo e spazio, corpo e mondo, gesto e linguaggio - si rivelano così, nelle analisi di Maldiney, nutrite in uguale misura di rigore filosofico e di riferimenti clinici, altrettante costruzioni sospese sul vuoto dell'evento.
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Dettagli

2007
26 giugno 2007
XXVIII-204 p., Brossura
9788806165710

Voce della critica

L'autore, uno tra i maggiori fenomenologi francesi contemporanei, si confronta in questo volume, di cui si segnala l'ottima introduzione, con le categorie classiche dell'analitica esistenziale (Daseinanalyse), in un serrato dialogo con Husserl, Heidegger e Binswanger, al fine di accedere a quel territorio che è l'esperienza della follia. "Pensare l'uomo e la follia" significa utilizzare il canale del pensiero per avvicinare quello stato mentale che, patologicamente inteso come deviazione della percezione o come spaccatura della coscienza, rimane un'esperienza umana. A tal riguardo, è esplicativa la condizione del malinconico o, con termine più scientifico, del depresso. Il malinconico è colui (o colei) che, nel tentativo di raggiungere il mondo, di farsi "pieno" di mondo, cade continuamente in una mancanza che gli impedisce di godere realmente del mondo. Questa mancanza di godimento (di presa-a-sé) diventa la frattura enorme, che desertifica l'unica possibilità di essere presente a se stesso: l'intersoggettività. "Estenuato dal vano sforzo di raggiungere il mondo – scrive Maldiney – il melanconico si trova allo stesso tempo esiliato da se stesso". Qualcosa di simile eppure di completamente differente accade per lo schizofrenico, il quale vive una temporalità frammentata che non conosce "presente". L'identificazione totale di memoria-tempo-luogo è centrale nella comprensione dell'esperienza psicotica: qui sta il grande insegnamento della fenomenologia. Per lo schizofrenico, l'istantaneità diventa l'unica "durata" esperibile e la frammentarietà è la sola accezione di tempo incardinata nella sua quotidianità. Qual è, allora, di fronte a ciò il senso della comprensione, se è vero che il comprendere è propriamente l'attività del pensiero? Una possibile risposta, sta nell'attenzione che bisogna riservare alla presenza altrui. Io sono presente all'altro nella misura in cui mi sento riconosciuto e, al contempo, nella misura in cui lo riconosco. Qui sta il discrimine, secondo Maldiney, tra un comprendere che etichetta l'altro attraverso la sussunzione della follia come estremo termine di paragone escludente, oppure il comprendere che si fa carico di questa esclusione, la individua e l'aiuta a ristabilire la comunicazione intersoggettiva.
  Gianluca Giachery

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