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Anno edizione: 2017
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Canfora dovrebbe smetterla di scrivere così tanto di argomenti di cui non è competente. Non sono per un chiuso specialismo secondo cui Canfora dovrebbe occuparsi solamente di un Solone o di un Pericle, ma già solo il numero delle sue pubblicazioni sull'età contemporanea e specialmente su temi riguardanti la storia del comunismo fa semplicemente storcere il naso. Ricordo che in una conferenza di «romantici» il Prof. paragonava in modo assai improbabile il ruolo che ebbe Atene nel difendere i Greci dai Persiani a Stalingrado, nel tentativo di difendere «quel genio di Giuseppe Stalin». Non credo che Canfora sia una persona completamente cieca di fronte alla realtà, ma difendere i valori delle costituzioni sovietiche del '18 e del '36 quando si conoscono fin troppo bene le condizioni materiali dei cittadini all'epoca di Stalin mi pare un'assurdità.
Erano proprio questi i giorni, l'azione inevitabile che storse il secolo e dalla cui spinta nacque lo Stato sociale. Dieci decenni sono davvero nulla, appena un soffio nel difficile canto della storia. E infatti la forza di quell'evento, narrata in libri che sono veri capolavori a(John Reed, Lev Trockij, Rosa Luxemburg...) non manca di coinvolgere ancora oggi per rabbia, spirito, verità di fondo. Viene subito in mente il meraviglioso film di Eizenstejn, Ottobre, con l'assalto al Palazzo d'Inverno da parte dei bolscevichi, scena che infiamma e che incatena ancora, come se non fosse passato un giorno. Vengono in mente, in quel disordine dalle istanze giustissime, le parole di Majakovskij, poeta immenso: "Una sola cosa ci è chiara: la prima pagina della storia contemporanea delle arti è stata sfogliata da noi". Chi meglio di Luciano Canfora può, trascorso questo velocissimo vento, trainarci in quel violento miracolo che decretò un mutamento radicale nei rapporti umani? Non ci sono mani deboli in questo libro, niente esita o delude, l'animo dell'autore è riversato in quella verità come su un astro che non cede e non trema. Ogni passaggio è affrontato in una serie di considerazioni la cui sola giuntura è l'inevitabile di quei momenti, la somma di grida e di oppressioni che non poteva non sfociare in quella griglia di studi, di comizi e di scossoni da cui sortì quel tutto. L'Unione delle classi operaie e contadine come baricentro della vittoria, lo Stato fondato su questo asse. Un crogiuolo di eroismo anche cieco dentro un pensiero organizzato quasi alla perfezione, il genio di Lenin e di Trockij analizzato in ogni dinamica, in un clima di estremismo sentito ma anche di impegno ben congegnato. Libro anche di parte, ma non importa. La verità di quei momenti è carne viva tuttora. Quella grandezza, nel nostro oggi scalcinato, ancora ci parla.
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