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Ho partecipato all'incontro alla "Feltrinelli" di Firenze in cui è stato presentato il libro. Ne sono rimasta colpita. Leggendolo, si trovano spunti veramente interessanti, a partire dall'introduzione della curatrice Rosalba de Filippis. Un'introduzione che parte dalla scuola e dalla sua esperienza di insegnante. Molti spunti anche negli altri interventi, come quello, originalissimi, di Armando Punzo, che fa lavoro teatrale con i detenuti di Volterra. Belli, anche gli interventi di Davide Rondoni e di alessandro Zaccuri. E' un testo, credo, da consigliare. C'è, forse, una qualche disomogeneità fra i diversi interventi (a volervi trovare un limite) e il libro, che si rivolge in primo luogo ai giovani, ha forse per loro un linguaggio un po' difficile. Parlare, comunque, di "paura" per insegnare ad affrontarla è una questione importante. Nell'insieme, una valutazione più che positiva
Il libro di Rosalba de Filippis "Paura" (che ne è la curatrice e che ha scritto una densa introduzione) può essere considerato una sorta di guida per insegnanti, genitori ed educatori. Ma è soprattutto ai giovani che è rivolto. Parla delle loro paure, disconosciute, ignorate, da loro stessi rimosse. E' un libro collettaneo (con interventi di antropologi, urbanisti, letterati, poeti, giornalisti...) che parla della paura come antica compagna dell'uomo (che, a volte, è un sentimento utile perché aiuta a percepire il pericolo) e,altre volte, diventa un'ossessione che rende impossibile la vita. Oggi, d'altra parte,la paura, in forme inedite e pervasive, percorre la nostra società. Qual è il messaggio? Non va giudicata, la paura. Va prima capita e affrontata nelle sue "ragioni" proprio per poterla affrontare e, sperabilmente, vincere. La paura non è né di destra, né di sinistra, sostiene nel libro l'antropologo Fabio Dei. E' un fatto, che esiste e che ci interpella. E' sempre stata presente nella "civitas" ricorda un prestigioso storico delle città come Marco Romano, nel suo saggio intitolato " La città e la paura". C'è sempre stato il timore della marginalità, della sovversione sociale, dell' "altro" e del diverso. Ma di chi bisogna avere paura? Un altro autore, Alessandro Zaccuri sostiene che bisogna avere paura soprattutto di quelli che non fanno paura. Come l' "omino di burro" che porta, con modi melliflui, Pinocchio e Lucignolo nel Paese dei Balocchi e li fa diventare asinelli, privandoli della loro umanità. Una metafora di grande attualità. Ma quali sono i contravveleni rispetto alla paura? Prima, viene l'amore, sostiene il poeta Davide Rondoni. E' la forza dell'amore (amore per i propri cari) che può vincere la paura, E poi, c'è la tutela della memoria storica (Nannipieri) e il recupero del silenzio (Fratus) nella società dell'ottundimento e del frastuono. Insomma, sinceramente, un buon libro, che fa riflettere. Cento pagine di spunti interessanti.
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