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Già negli anni '30 l'Argentina era stata la meta di almeno un migliaio di ebrei italiani fuggiti dopo le leggi razziali. Nel dopoguerra, invece, anche per la presenza di Peron al potere, fu meta di molti fascisti pià o meno coinvolti nella RSI. Criminali fuggiti con documenti falsi perchè condannati o a morte o a lunghe pene detentive furono aiutati da organizzazioni neofasciste, ma in particolare da uomini della Chiesa italiana, sempre in mone dell'anticomunismo. nella Repubblica sociale.
Recensioni
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Argentina, Cile, Brasile: patrie di riserva, dopo il crollo del fascismo, per non pochi italiani compromessi con il regime. Se infatti è vero che nel secondo dopoguerra, come dimostra l'autrice di questo complesso e brillante studio, probabilmente non fu attiva una qualche "Internazionale fascista", bensì solo un circolo, piuttosto sfilacciato, di tramiti e referenti per i criminali di guerra sconfitti, è anche vero che, grazie a tali contatti, fascisti e nazisti fruirono di una gran quantità di canali per allontanarsi dall'Europa (spesso con passaporti della Croce rossa internazionale). A tal fine, in Italia si mobilitarono alte personalità della chiesa cattolica, oltre a conservatori e reazionari di vario genere, come Achille Lauro. Gli itinerari più significativi vengono in queste pagine ricostruiti passo dopo passo. Nelle nuove terre raggiunte, fu inevitabile che nascesse, o si consolidasse, una fitta trama di relazioni fra gli emigrati. Certo, ci fu chi lasciò la politica, ma in alcuni casi vennero a costituirsi gruppuscoli che si coagulavano anche intorno a leader di secondo piano (come per il misterioso Movimento antisemita italiano, sorto in Cile); talvolta gli ex fascisti fecero perfino strada, come nel caso di Edoardo Moroni, già ministro dell'Agricoltura a Salò, portato da Perón ai vertici del sistema creditizio argentino. Peraltro, quanti erano rimasti in patria, grazie all'amnistia e alla compiacenza di larghi settori dell'apparato burocratico statale, non furono affatto banditi dalla vita nazionale: a essere successivamente lamentata da alcuni fu solo, per Federica Bertagna, una "pretesa emarginazione".
Daniele Rocca
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