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E' vero i romanzi di Diez Rolo partono sconclusionati e raffazzonati (almeno quelli che ho letto), poi alla fine i fili si dipanano e i personaggi si amano oltremisura, per la loro innocenza di fondo che li fa apparire bambini di fronte all'incomprensibile ed imponderabile mondo adulto...resta xo' la fatica di capire gli intrecci prima di aver superato 100/150 pagine...e sinceramente non sempre e' un merito! L'happy end hollywoodiano rientra in questo a tratti inadeguato sviluppo della vicenda...ma ci sta, in un mondo spesso duro e dominato da logiche inaccettabili e inspiegabili (ogni rif alla triste vicenda della dittatura dei generali e al governicchio populista di Menem e'voluto e non casuale...)
Deve essere una caratteristica dello scrittore: le prime 80-100 pagine sono un insieme di eventi scollegati tra loro che definiscono i personaggi del raccondo descrivendone la storia personale, poi d'un tratto i diversi elementi combaciano come in puzzle e danno vita a romanzi che, partendo da una trama noire, sono in realtà profondamente politici. Il tema di questo libro è quello dei desaparecidos e della corruzione nelle istituzioni argentine sotto la dittatura di Menem e si vede che lo scrittore ha vissuto questo periodo storico in prima persona. Innanzitutto dal modo viscerale ed "informato" con cui ne tratta e poi per come riesce a far vivere al lettore i sentimenti di paura, costernazione, impossibilità di creare rapporti di fiducia tra individui, e finanche rassegnazione che hanno caratterizzato gli animi degli argentini in quegli anni seppure con la loro tradizionale voglia di lottare e non arrendersi mai. Un romanzo consigliatissimo, la cui conclusione sa un po' troppo di film americano, anche se il "tutto bene quel che finisce bene" qualche volta è rassicurante...
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