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Curioso esordio, questo dell'emiliano Andrea Ferrari, nato a Reggio Emilia nel '62, del tutto nuovo nel panorama della narrativa italiana e lontanissimo dai suoi conterranei più noti che hanno preferito la linea della riproduzione del parlato. Andrea Ferrari presenta un romanzo, che può essere inscritto nel genere fantastico altra novità per un italiano che, tra i contemporanei, può trovare qualche forma di parentela con il fantasy spinto di Valerio Evangelisti , sulla perdita della memoria e viceversa sulla corsa contro l'ineluttabile, sull'ossessione dei ricordi e viceversa sulla loro intrinseca volatilità. Ci sono due uomini maturi che, non proprio incidentalmente, si incontrano per stipulare un contratto che prevede uno scambio del tempo vissuto dell'uno con il tempo ancora da vivere dell'altro. Questa relazione sta nel cuore del libro. Intorno, l'ambientazione anni trenta, l'ascesa di Mussolini, una colonia sperduta nell'Atlantico, i viaggi per mare, la nascita delle compagnie aeree descritta con una precisione all'altezza del cronista americano William Langewiesche a cui le pagine iniziali e quelle finali sembrano ispirate , due storie d'amore, una figlia cresciuta con un passato misterioso da gestire. Le frasi brevi, il fitto dialogato sono controllati bene da Andrea Ferrari che, a tratti, inciampa in qualche ingenuità un po' inutile. I cognomi vistosi dei protagonisti, forse anche troppo evocativi, i profumi delle donne (la vaniglia, le spezie
) sono di troppo. Ma, nell'insieme, la complessità della struttura tiene e ha un suo ardimento. Il finale colpisce con una classica agnizione. Restano impressi bei periodi come questo: "Philippe non sapeva più com'è quando si toccano le cose e, dal momento che tutto era tornato nuovo, viveva un'esistenza di soprassalti". I "soprassalti" del cuore che in letteratura, e non solo, sono una continua insidia allo scorrere del tempo.
Camilla Valletti
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