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I concetti di «realtà» e «verità» – interrelati ma anche in latente conflitto l’uno con l’altro – risuonano attraverso spiazzanti messe a punto teoriche e puntuali disamine dei testi nei contributi raccolti in questo volume a firma di Roberto Andò, Roberto Chiesi, Andrea Cortellessa, Filippo La Porta, Davide Luglio, Daniela Marcheschi, Bruno Pischedda, Ricciarda Ricorda, Giuseppe Traina, Guido Vitiello.
Pasolini, comunista avverso alle magnifiche sorti e attratto dal "poco-razionale", profondamente laico ma con il senso del sacro, un poco diffidava della "verità", potenzialmente distruttiva, e si schierava piuttosto dalla parte della "realtà", misteriosa e inappropriabile, che ricomprende in sé il bene e il male (contrapposta all'illusoria "irrealtà" in cui vive il borghese). Sciascia, illuminista sfiorato dal tragico, "ateo incoerente", credeva nella "verità" come parola letteraria e giudizio razionale sulle cose, mentre considerava la "realtà" qualcosa di troppo manipolabile. Entrambi però si sono continuamente e meravigliosamente contraddetti, ritornando su questi temi e provando a declinarli nella loro opera e nella loro fitta attività giornalistica.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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