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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2003
Il breve carteggio estratto dal ricco corpus dell'epistolografia hofmannsthaliana raccoglie una ventina di lettere all'amico Edgar Karg von Bebenburg, nel periodo in cui quest'ultimo muoveva i primi passi in quella carriera di ufficiale di marina verso cui lo indirizzava una radicata tradizione familiare. La scelta, quanto mai opportuna, di accogliere anche diversi passaggi delle risposte di Karg, induce il lettore a relativizzare drasticamente l'idea che il libriccino sia da delibare come una preziosa antologia di formule raffinate intese a persuadere del fascino, se non della necessità, dell'esistenza estetica. I due interlocutori sono in realtà prima di tutto ragazzi appena usciti dal liceo, alle prese non tanto con il problema di conciliare anima e forma a vantaggio dell'una o dell'altra, quanto con quello di conferire una forma specifica alla propria vita adulta, garantendole una collocazione definita nel reticolo delle attese e degli obblighi sociali in cui sentono distintamente di essere inseriti. I pronunciamenti di poetica sparsi qua e là nelle missive di Hofmannsthal, al tempo già famosissimo come adolescente prodigio autore di saggi dallo stupefacente equilibrio di chiarezza e densità, rischiano così di venire sistematicamente fraintesi se non li si incardina a quella tensione autopedagogica che lo stesso Hofmannsthal collega in diverse occasioni al paradigma del gentleman, e su cui Rispoli incentra il sobrio e intelligente percorso di lettura che accompagna la versione dei testi.
Il gentleman corrisponde per il poeta a un modello di totalità calibrato su una sapiente miscela di abilità pratica e disinvolto commercio con il mondo dei libri, un modello che resta in ogni caso imperniato su un "di più" di consapevolezza espresso al massimo grado di coerenza formale in una sorta di misurata spezzatura basata sul pieno dominio delle passioni. "Tu vedi nuove terre e regioni, io leggo libri", scrive Hofmannsthal all'amico impegnato in una missione per mari lontani; "tu provi i pericoli veri e belli e io, almeno talvolta, il piacere di un'eccitante confusione". Vita e forma non appaiono mai banalmente contrapposte in questa silloge di cui lo stesso Hofmannsthal, in una stagione più matura, aveva programmato la pubblicazione. Esperienza del mondo e affinamento spirituale restano momenti complementari di un ideale autoformativo imperniato sull'obbligo di "essere migliori e più nobili della vita", poiché "tutto ciò che vi è di bello e di prezioso consiste nel sopportare".
Nel paradigma del gentiluomo educato a un pacato riserbo e a una salda presa sulle contingenze del reale, lo scrittore ritrova la chiave per un proficuo bilanciamento di natura e artificio, sperimentando così innanzi tutto sul piano personale quella fedeltà al carattere complesso e ambivalente dell'esistenza che ispirerà le vicende di più di un protagonista della sua produzione giovanile. "Vorrei diventare molto famoso, vorrei saper andar bene a cavallo, parlar bene l'italiano, camminare e parlare in modo elegante ed essere un vero gentleman ". La piena esplicazione delle attitudini individuali è qui evidentemente il frutto non di una persuasione nativa, bensì proprio di quella retorica che tre lustri più tardi un altro giovane intellettuale, Carlo Michelstaedter, condannerà recisamente muovendo sì da premesse analoghe, ma adeguando il proprio programma di autoperfezionamento a un clima culturale e ideologico nel frattempo fortemente inaspritosi, come il lettore di questo carteggio può facilmente osservare, notando per esempio la completa assenza di quel motivo del sesso che dominerà invece sullo sfondo dell'epistolario, per certi versi paragonabile a quello hofmannsthaliano, tra Scipio Slataper e le tre amiche.
M. Pirro è ricercatore di letteratura tedesca all'Università di Bari
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