La saggezza del mondo contadino è alternativa a ciò che Paul Ricoeur chiama una cultura dell'avere, del potere e del valere, che orienta la società in cui viviamo. Se le comunità terapeutiche italiane hanno valore è perché esse si ispirano al mondo rurale. Le parole del grano sono ispirazione per il lavoro in comunità terapeutica. La concretezza e la semplicità della terra, quanto di più lontano dalla modernità liquida, funzionano anche e soprattutto con le persone emarginate che hanno bisogno di una direzione verso cui orientare la propria vita. Il mondo delle parole del grano è un mondo orizzontale, come quello delle comunità, in cui vi è rispetto e attenzione per tutti. Non vi è gerarchia tra quelli che vivono in cascina. Tutti hanno ruoli e funzioni differenziati ma nessuno conta più dell'altro, nessuno possiede l'ultima parola, a meno che non se la sia conquistata col lavoro. Non ci sono però solo fatica e sacrifici. Vi è piacere di stare insieme, gioia nel passare le serate nella stalla, in inverno. Vi è relazione, nel mondo delle parole del grano, anche allegra e lieve. La natura, la naturalezza, la possibilità di sviluppare un rapporto armonico con il proprio ambiente, rispettandolo e salvaguardando le differenti forme del vivente, in campagna, così come nella comunità, sono decisive. Non vi è mondo rurale né comunità se la natura e la vita non sono tutelate, se non vi è rispetto e attenzione per ogni forma di vita, nel pieno convincimento che tutte le forme di vita possiedano la medesima dignità e vadano per questo salvaguardate. Vi è, in altre parole, una nozione pratica di uguaglianza umana che sta alla base del sapere della vita posseduto dalla comunità, che si ispira al mondo rurale. Il libro passa, in modo leggero, dalla vita dei campi, dalle parole del grano, alle otto parole che costituiscono il cuore del volume. Tra esse, pur in questi tempi, fiducia e speranza assumono un vero valore, capace di ridare vita a persone in condizione di emarginazione adulta grave.
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