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Uno strepitoso romanzo senza tempo che pone domande fondamentali per il presente. Una storia dritta come la strada da stendere per unire due metà di un paese che esce dalla guerra civile.
«Universale, geniale, appassionante» – London Evening Standard
Per commemorare l'armistizio in un paese sconosciuto del Terzo mondo appena uscito dalla guerra, viene commissionata una nuova strada che connette le due metà dello stato fratturato. Sono incaricati del lavoro due uomini che vengono da un paese del Primo mondo, due contractor mercenari. Per ragioni di sicurezza, prima di iniziare, si sono dati degli pseudonimi numerici. Numero Quattro, quello incaricato di guidare l'avveniristica macchina asfaltatrice RS-90, si attiene a una disciplina monastica: devono fare una strada perfettamente dritta, lunga 260 chilometri, e i tempi sono stretti, il lavoro deve essere completato prima della parata celebrativa. Numero Nove, che in sella al suo quad si assicura che non ci siano ostacoli davanti e dietro, è invece in vena di avventure e curioso di ciò che lo circonda. Conosce la lingua locale, mangia le cose del posto invece di limitarsi ai frullati di proteine della razione, fa amicizia come può sulla strada e, in generale, fa di tutto per non attenersi al rigoroso protocollo previsto. Quattro capisce immediatamente che Nove è un "agente del caos", che rischia di compromettere il lavoro e che, peggio, rende più incerto il ritorno a casa. La grande protagonista de «La parata» è l'attesa. Quattro è a modo suo simile al nostro Giovanni Drogo del «Deserto dei Tartari» di Buzzati: la sua fortezza è la macchina asfaltatrice in cui passa le sue giornate e i suoi Tartari sono il collega Nove e la popolazione locale. Ma il romanzo è anche la storia di scontro vizioso fra i due protagonisti, fra Oriente e Occidente, e fra le due anime contrastanti di Quattro, quella scientifica e quella umana ed empatica. Stranieri in una terra straniera devastata dalla guerra, Quattro e Nove sono protagonisti di un'allegoria che vuole mostrare l'assurdità della loro posizione e le conseguenze della loro presenza.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lettura velocissima con un finale prevedibile.
Interessante narrazione distopica. coinvolgente ma prevedibile sul finale.
Nella seconda e terza di copertina l'editore (riportando anche giudizi di altri) spende i nomi di Ceotzee, Dick e, addirittura, di Buzzati. Mi chiedo a chi sia vento in mente di fare questi azzardati paragoni. Si tratta di un libro scritto senza una vera idea di fondo, banale e per nulla metaforico, al più prodotto di esercitazione da "scuola di scrittura"... Da sconsigliare.
Recensioni
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