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Se vi aspettate la "solita" Du Maurier, sappiate che non lo è. Per quanto riguarda le ambientazioni intendo. Qui ci racconta gioie e soprattutto dolori di una famiglia disfunzionale, i Delaney, a partire dalla prima guerra e per gli anni a venire: due genitori artisti e 3 fratellastri (Maria, Niall e Celia) che devono fare i conti col proprio futuro e con la voglia che hanno di quasi rinunciarvi.
Prosa perfetta, ambientazioni precise ed evocative, personaggi indimenticabili. Un libro abbastanza lento e in alcune parti pesante, le pagine si trascinano con difficoltà ma poi a un certo punto accade qualcosa che proprio le motivazioni che un momento prima vi facevano pensare di non arrivare mai alla fine ve lo fanno “divorare” e non riuscite più a smettere di leggere. Personaggi per i quali non si riesce a provare empatia anzi risultano veramente fastidiosi, a tratti quasi comici nelle loro manifestazioni eccessive. Un libro che dopo averlo letto vi accompagnerà nella memoria per qualche giorno.
"Fu Charles che ci chiamò parassiti. Il modo del tutto inaspettato con cui lo fece ci colse completamente di sorpresa." Un incipit perfetto che mi ha immediatamente conquistato quando mi è capitato tra le mani questo romanzo della Du Maurier, che conoscevo solo per essere l'autrice di quel "Rebecca", la cui trasposizione cinematografica ad opera niente meno che di Hitchcock è un assoluto capolavoro. Del resto, se altre due pellicole di Hitchcock (tra cui “Uccelli”) e almeno altri sette film di altrettanti registi (tra cui mi basta nominare “A Venezia..un dicembre rosso shocking” di Nicolas Roeg) sono tratti da suoi scritti, viene quanto meno il sospetto di essersi imbattuti in una grande scrittrice. E indubbiamente di una grande scrittrice si tratta. Fu anche una scrittrice di successo. Nata nel 1907 a Mayfair, quartiere esclusivo di Londra, era figlia di Gerald Du Maurier, un famoso attore di teatro, padre amorevole ma che poteva divenire opprimente, se non castrante, ed il rapporto con il quale influenzò notevolmente la scrittrice. E dell’ambiente colto, benestante ed alternativo della famiglia di artisti in cui la Du Maurier nacque e si formò c'è molto in questo romanzo, i cui protagonisti sono i Delaney, i tre figli di una celebre coppia di artisti inglesi del periodo tra le due guerre. Un romanzo che sembra un’opera teatrale, ma che ancor più si adatterebbe al cinema, ove si potrebbe dar corpo, attraverso una voce fuori campo, alla voce dell’autrice, che nel romanzo passa con disinvoltura dalla prima persona plurale alla terza singolare. Un espediente letterario che, se come prima reazione può far arricciare il naso e risultare irritante, alla fine riesce nel suo intento di far partecipare alle vicende dei Delaney.
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