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Che bella storia, Papà Gugol! È la storia di un’avventurosa spedizione di due bambini, l’uno nel mondo dell’altra. I due mondi sembrano distanti, anche se le case dei due protagonisti si affacciano di fronte, al numero 7 e al numero 9 di Via Spensierati. Il rumoroso cantiere per una “casa spaziale” suscita in Carlo detto Carl diffidenza riguardo ai nuovi vicini. La sua è “una casa che non nasconde gli anni che ha”, con “le pareti che hanno le rughe”, dove il nonno non butta mai niente, perché “può sempre servire” e la nonna colleziona cappelli tazze ricettari mescolati a “libri seri”. Carl cova il desiderio di avere più spazio e più aria, una casa tutta nuova, con stanze tutte vuote in cui mettere solo poche cose. Quando, con un gesto di gentilezza, Carl conosce Emilia, i pensieri dei due bambini si rivelano speculari, mossi da istintiva simpatia e da scontento per la propria casa, che si riversa addirittura sui genitori di lei, troppo gugol-dipendenti e senza risposte e sui nonni di lui troppo conservatori e anti “diavolerie tecnologiche”. Il racconto delle reciproche case suscita attrazione in entrambi. Rivisitazione della fiaba Il principe e il povero, giocosa partita delle simmetrie e delle differenze nel desiderio di “fare a cambio” con la vita dell’altro, Papà Gugol contrappone in modo divertente, fantasioso, ma chiarissimo le caratteristiche apparentemente inconciliabili dei due stili di vita. La fascinazione si regge proprio sulla distanza dal proprio modello. Per Emilia la casa di Carl è “casa magica”, dove uno starnuto fa alzare in volo due o tre cappelli, dove c’è un’enciclopedia degli starnuti tra le tante e una nonna che fa le torte. Per Carl è fantastica, anche solo descritta, la “casa dei telecomandi” di Emilia, anche se ogni tanto i congegni impazziscono. Così vuota e senza polvere, con la meraviglia della voce che esce dal forno, della luce che si spegne con un applauso e della macchina panciuta per dolci. Dunque uno sogna di diventare il “Re dei telecomandi” e l’altra la “Regina delle Enciclo-qualcosa” (la parola enciclopedia, come molte, non le è familiare). La storia si conclude con una grossa sorpresa finale, nella stanza segreta di nonno Anselmo. È la storia di una riappacificazione, di una guerra potenziale che si trasforma in felice alleanza. Un apologo delizioso sulla bellezza delle soluzioni intermedie. La soluzione che Paolo Di Paolo propone, in un’epoca in cui convivono le case domotiche e le vecchie case piene di passato, è che il riccio-nonno e la volpe-Papà Gugol si siedano, magari a cena, allo stesso tavolo. Ma soprattutto che i bambini continuino a farsi domande come quando erano più piccoli. Colorati e buffi disegni complici delle parole. E una lingua che gioca con gli elenchi, le ripetizioni, i colmi, i vocaboli desueti a calamitare la curiosità. Per tutti
Recensione di Alma Gattinoni
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