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«Gli autori si sono incamminati lungo un sentiero mai battuto: unire la filosofia con la matematica, leggere la valanga dei dati con l'occhio di studiosi diversamente esperti ma uniti dalla volontà di individuare imprevedibili punti di contatto tra le cifre e il senso delle cifre» - Stefano Folli, Robinson
La pandemia dei dati è, come ogni pandemia, terribilmente infettiva, forse letale. Ha inondato le nostre vite in occasione dell'emergenza Covid-19 con tabelle, grafici, proiezioni statistiche, ma già da tempo, senza che quasi ce ne accorgessimo, viviamo immersi nei dati. Come riuscire a stare a galla? Come salvarci da questa invasione di numeri? E come ritrovare proprio attraverso i numeri il senso dell'orientamento? Questo libro vi fornirà il vaccino contro la pandemia dei dati. E, una volta vaccinati, sarete in grado di vincere le altre sfide del digitale grazie ad anticorpi che vi faranno sentire al sicuro. Anticorpi culturali, naturalmente, il cui ingrediente fondamentale è il pensiero critico, una scatola degli attrezzi che comprende i concetti di base del ragionamento probabilistico. Il libro, evitando il più possibile tecnicismi, fornisce questi strumenti di navigazione, e si rivolge al lettore cui sta a cuore il bene più prezioso per i cittadini del nostro tempo: la capacità di pensare con la propria testa.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ha senso leggere a inizio 2022 un libro che parla dei dati sul Covid fino all'estate 2020? In questo caso assolutamente sì. Il punto è che Mira (in qualità di statistica) e Massarenti (come filosofo ma soprattutto epistemologo) usano quei dati - e la loro eventuale assenza, cosa che spesso viene purtroppo sottovalutata - per fare al lettore un corso accelerato di come funziona il pensiero statistico. IL "vaccino" che ci viene proposto è infatti quello contro l'infodemia: la pandemia dei dati, che genera meno morti ma non per questo è meno nociva. Rispetto agli autori io sono meno definettiano, anche se concordo sull'esistenza di una componente soggettiva nella probabilità: altrimenti l'approccio bayesiano non potrebbe funzionare. Ma anche questo è un giudizio soggettivo, in fin dei conti: sono comunque convinto che sia importante avere una visione del mondo della probabilità e della statistica che non si fermi soltanto alle formule matematiche ma ci costringa a capire cosa stiamo davvero facendo. (Per l'indagine proposta dagli autori: secondo me l'approccio frequentista a Bayes è più intuibile, ma io preferisco la formulazione simmetrica P(I|F)×P(F)=P(F|I)×P(I), che non ha senso intuitivo ma è formalmente più chiaro). Carini i disegni (a colori!) di Teresa Sdralevich che ogni tanto spuntano.
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