Questo è un libro maledetto di onirismo, immerso nella notte ove le tetre cupidigie delle streghe cattive mordono l'innocenza nel bramoso, puro, straziante, peccaminoso tentarle. Notti fosche in cui il plenilunio, torbido e minaccioso, solfeggia melanconico in aride stagioni lunari dall'abbagliante (im)mortalità. Notti selvagge e creaturali, nelle quali un bambino, rinato miracolosamente, gelidamente gracchierà il mormorio del suo dolore da non morto. Come un esangue vampiro a cibarsi della vita rubatagli, dello scellerato, brutale sortilegio che, infettandolo nell'animo avvelenato da un mostruoso, indefinito altrove, scheggiato dall'abissale, inquietante, spettrale spazio-tempo ininterrotto e urlante, proprio dall'"incubatrice" di quel che parve un imbattibile, nerissimo incubo senza mai fine, s'allev(i)erà in una purificatrice vendetta mistica, leggiadramente strofinato in vertiginose, liriche strofe oltre i confini dell'immaginazione più rifulgente, vellutata e limpidamente libera da ogni graffiante cupezza mortifera, tagliente e attanagliante. Una travolgente, poderosa, salvifica catarsi, un'immensa rinascita, nata proprio dal dolore del non esser mai davvero nati. Abrasivamente sospesi in una dimensione profondissimamente ammantata di luccicante evanescenza, avvolta d'estatica morbidezza languida e ipnotica, sofferta di labbra sue incorniciate, per l'eternità, nei sogni infranti d'un infante al di là della vita stessa sua e nostra gridante... )
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