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Già nel 1975 John G. A. Pocock aveva menzionato a sostegno delle tesi esposte nel Momento machiavelliano le pagine di Utopia e riforma nell'illuminismo in cui Venturi sottolineava l'importanza del repubblicanesimo inglese per il primo Illuminismo. Ma fino ad ora scarsissimi erano stati i tentativi di rileggere i lavori di Venturi alla luce delle problematiche emerse dal filone di studi sulla tradizione repubblicana, il cui successo e la cui affermazione sono relativamente recenti. La raccolta di pagine curata da Manuela Albertone permette di dare sostanza a quelle intuizioni, offrendo al lettore, senza alcuna pretesa di esaustività, ma con l'intento di suggerire una nuova chiave di lettura dell'intera opera venturiana, un'ampia selezione di testi che, in un arco di tempo che va dal 1937 al 1990, Venturi aveva dedicato alle repubbliche e ai repubblicani del Settecento.
Scegliendo come principio ordinatore un criterio tematico e non cronologico, la curatrice assume come punto di partenza i primi due capitoli di Utopia e riforma nell'illuminismo, che costituiscono, per così dire, l'ossatura più esplicitamente programmatica del volume. Risulta infatti particolarmente evidente il complesso intreccio che in essi si scorge fra monarchie e repubbliche in antico regime, fra ideologia repubblicana e critica antiassolutista. In seguito vengono riuniti i più significativi brani di Settecento riformatore consacrati alle diverse repubbliche settecentesche e alla loro crisi: Genova, Venezia, la Polonia, Ginevra e le Province Unite; poi si giunge a uno dei baricentri della riflessione di Venturi sull'esperienza repubblicana, ossia l'incontro, o, meglio, lo scontro, fra le repubbliche italiane e il modello repubblicano neoromano e centralizzatore esportato dalla Rivoluzione francese; infine, nella penultima parte, vengono focalizzati alcuni nodi tematici che consentono di cogliere le molteplici dimensioni della repubblica, impigliata fra mito e realtà: religione, comunismo, sovranità popolare e illuminismo. L'ultima parte, che costituisce al tempo stesso una conclusione e un possibile punto di partenza per una futura ricerca sull'opera di Venturi, ritorna, come un cerchio che si chiude, al giovane militante che prende parte alla resistenza antifascista e assiste alla nascita della Repubblica italiana.
È in queste pagine che troviamo, come sottolinea Baczko nel suo bel saggio, non solo la riprova dell'importanza degli anni di formazione parigina e della stretta simbiosi fra il lavoro dello storico e l'impegno politico giovanile, ma anche una stupefacente continuità nel segno di un nesso esplicito fra antifascismo e repubblicanesimo. Così, in attesa di leggere gli atti del convegno tenutosi a Napoli nel settembre 2004, che dovrebbero offrire nuovi strumenti di comprensione dell'intera opera venturiana alla luce delle pagine repubblicane, una prima lettura di questo volume permette di constatare la presenza innegabile di una problematica specificamente repubblicana alla base dell'intero lavoro storico di Venturi, una problematica identificabile con quella stessa passione per la libertà che ha animato incessantemente e fino alla fine tanto il politico quanto lo studioso.
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