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Con stile brillante e la logica serrata Paul Krugman dimostra con esempi pratici e decisivi le enormi differenze tra il mondo aperto e aggressivo delle strategie imprenditoriali e quello chiuso delle grandi politiche nazionali.
Molti sono convinti che un bravo manager o imprenditore, in virtù dei successi ottenuti dalle sue aziende, sia automaticamente un attendibile consigliere economico o addirittura un ottimo politico a cui affidare senza indugio le sorti di una nazione. È una falsità che continuamente si alimenta nonostante la storia recente in tutto il mondo, Italia compresa, ne abbia mostrato l'inconsistenza. Con lo stile brillante e la logica serrata che hanno fatto di lui uno dei pochi economisti letti e apprezzati dal grande pubblico, Paul Krugman smonta questo grande mito contemporaneo, dimostrando con esempi pratici e decisivi le enormi differenze tra il mondo aperto e aggressivo delle strategie imprenditoriali e quello chiuso delle grandi politiche nazionali. In un periodo in cui la fiducia negli economisti, nelle loro analisi e nelle loro previsioni, sembra calare drasticamente, Paul Krugman ripercorre la lezione di John Maynard Keynes e rivendica con forza la dignità di una disciplina tecnica e difficile, ancora in grado di offrire risposte convincenti per interpretare e migliorare il mondo.Indice
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Un'esposizione chiara e ben impostata, che anche i digiuni di economia possono comprendere facilmente. Un'analisi acuta quanto disarmante, è la riproduzione in volume di un articolo scritto per la rivista di business di Harvard. Il titolo un po' inganna perché ci si aspetta una trattazione ampia ed articolata di un tema interessantissimo.
«Perché chi ha mostrato costantemente ottime capacità di giudizio nella gestione di un’azienda non è quasi mai in grado di dare buoni consigli sulla gestione del Paese?» domanda l’Autore. E spiega che la competenza di un manager, anche quello più brillante e di maggior successo, è intuitiva, settoriale e idonea a un “sistema aperto” qual è un’azienda, ma in quanto tale questa competenza è inadatta a governare la complessità di un Paese, “sistema chiuso”, articolato e organizzato in settori aventi proprie caratteristiche e che pertanto richiede approcci diversi e principi di gestione dell’economia diversificati.
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