Questa cieca, suicida devastazione dello spazio in cui viviamo, la «progressiva trasformazione delle pianure e delle coste italiane in un'unica immensa periferia», non avverrebbe impunemente se vi fosse fra i cittadini «una chiara percezione del valore della risorsa e dell'irreversibilità del suo consumo».
Salvatore Settis si confronta con il baratro che separa i principi di difesa e tutela del territorio sanciti dalla Costituzione dalla realtà di degrado dello spazio che abitiamo. «Il degrado di cui stiamo parlando non riguarda solo la forma del paesaggio e dell'ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono», è una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile da indifferenza, leggi contraddittorie - aggirate con disinvoltura -, malcostume diffuso e monetizzazione di ogni valore. Un'indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire, preservare e fare «mente locale», contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Una necessaria manifestazione di civiltà, per evitare che il cemento soffochi anche il futuro del nostro territorio. )
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