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Recensioni Il padrone di Jalna

Il padrone di Jalna di Mazo De La Roche
Recensioni: 5/5
È primavera inoltrata a Jalna, e Renny Whiteoak passeggia nella tenuta. Dopo la scomparsa di Adeline ha preso in mano le redini della dimora e dell’intero clan. Il denaro scarseggia e le preoccupazioni domestiche sono all’ordine del giorno; eppure, non può fare a meno di provare gioia e soddisfazione mentre calca quei sentieri che sente suoi, percorsi da lui e dai suoi cari per decenni, tracciati dalla famiglia dove prima c’erano solo foreste: sentieri che sono stati testimoni di scene di ogni tipo, pensa sorridendo fra sé e sé. Così, quando l’amministrazione locale decide di abbattere le querce secolari nei pressi della tenuta per allargare la strada che la costeggia, Renny non ci sta: quegli alberi fanno parte della storia dei Whiteoak. Li proteggerà dall’abbattimento, costi quel che costi. Nel frattempo, il suo rapporto con Alayne si fa sempre più complicato: l’attitudine da donnaiolo non aiuta, e anche la gestione della figlia è terreno di scontro. La piccola Adeline, che ha ereditato i capelli rossi, la forza di volontà e il carattere feroce dell’omonima bisnonna, è una mina vagante. Dal canto suo, invece, Wakefield ha presto messo da parte l’amore per la poesia in favore di una scoperta ben più appassionante: le ragazze. Una in particolare. E mentre i giovani di casa vanno avanti ognuno per la propria strada, gli adulti sono divisi da antichi risentimenti… Nuovi intrighi e nuovi conflitti, conditi come d’abitudine da dissapori e tradimenti, attendono i membri della famiglia Whiteoak in questo quarto, imperdibile capitolo della saga di Jalna. «Affrettiamoci a riscoprire la scrittura di Mazo de la Roche, sconfinata e selvaggia come i paesaggi del suo Canada». Andrea Marcolongo, «TTL – La Stampa» «Un ritratto di famiglia reso attuale dalla vena ironica che lava via la patina post-ottocentesca e lascia sulla carta un divertito affresco sociale e sentimentale. Vale davvero la pena di riscoprirla». Francesca Frediani, «D – la Repubblica» «Una Downton Abbey vagamente de´mode´, di sfumato sapore vittoriano». Nadia Fusini, «il Venerdì – la Repubblica» )
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