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Un romanzo paragonato a Il nome della Rosa, tra viaggi avventurosi, morti violente, gesuiti con troppi segreti, lingue misteriose, ambigui monaci buddisti, spie, mercantesse truffatrici, giochi di spade e giochi di potere, sullo sfondo dell'intramontabile mistero di una civiltà lontana e sfuggente.
Nagasaki, 1578. In un Giappone feudale, ancora immerso in un medioevo violento e arcano, una serie di morti turba la quiete della missione dei gesuiti, i primi ad aver penetrato il mistero della remota "isola dorata" di cui si favoleggiava dai tempi di Marco Polo, scoperta solo pochi anni prima da navigatori portoghesi. Toledo, sei mesi dopo. Un messaggero varca la soglia del Palazzo Episcopale, addentrandosi nel labirinto di corridoi che porta alle stanze della biblioteca. È qui che, oltrepassando sale traboccanti di polverosi manoscritti, si trova il destinatario della missiva, padre Martín Ayala. Lo studioso, famoso linguista e traduttore, era stato tra i primi gesuiti ad approdare in Giappone, diventando l'unico conoscitore occidentale della sua cultura e della sua impenetrabile lingua. E adesso, a giudicare dalla missiva che ha appena ricevuto, sembra giunto il momento di tornarvi. Tre confratelli della missione giapponese sono stati trovati morti, uccisi brutalmente, due a Osaka e uno a Tanabe. E nonostante la distanza tra le due città è chiaro che si tratta della stessa mano assassina. Affrontando un lungo viaggio, padre Ayala ritorna così nell'isola dov'era stato tanti anni prima, deciso a indagare. A Nagasaki troverà ad attenderlo Kudo Kenjiro, un giovane contadino figlio di samurai, samurai lui stesso, scelto per l'ingrato compito di scortare lo straniero nei feudi più remoti del regno, dove entrambi dovranno affrontare paura e diffidenza, ma anche forze misteriose che sembrano cospirare contro di loro. Perché in un mondo avvolto dalla nebbia del tempo, il cui cielo è popolato da otto milioni di dei, chi ne adora uno solo non soltanto è straniero. È un pericolo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' scritto in maniera elementare, quasi adolescenziale, I dialoghi mi sembrano piuttosto forzati e, di frequente, carichi di errori di forma (si passa inspiegabilmente dal "tu" al "lei", al "voi" nel giro di poche battute tra gli stessi interlocutori). Non trovo utile il ricorso ai sottotitoli in ogni capitolo, per giunta relativamente brevi, e che, a mio parere, tendono a rivelare il contenuto del capitolo stesso togliendo il piacere di scoprirlo con la lettura. C'è senza dubbio una conoscenza del tema affrontato, ma anche una concitata volontà di dimostrarlo, cosa che, con lo scorrere delle pagine, può disturbare.
Traduzione poco curata e molti errori tipografici.. la storia di per sé è avvincente ma è un lavoro poco curato e secondo me non supportato dalle dovute ricerche. Peccato.
Un ottimo romanzo storico, più d'avventura che thriller, molto ben scritto. Capisco volerlo vendere, ma paragonarlo a Il nome della Rosa ha molto poco senso a pare mio e si creano solo aspettative altissime nel lettore.
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