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«Catturare un foionco era ormai un'ossessione e l'unico scopo della vita di Ottavio Parmeggiani, detto Betonica. Se lo sognava la notte, ne parlava con gli amici, pensava di continuo a quale avrebbe potuto essere la maniera per catturare la bestia senza nuocerle. Data la monotonia dell'argomento gli amici cominciavano a evitarlo. La moglie se n'era già andata da un pezzo, scappata con uno di Bologna, dopo aver resistito per quindici anni al foionco che lei non aveva mai visto. Betonica era arrivato al punto di evocarlo mentre facevano all'amore.»
In questi tredici racconti (la fine della lettura giunge troppo veloce, si vorrebbe che il libro non finisse mai) Pederiali racconta storie della Bassa, cioè di quel territorio tra Modena, Reggio e Bologna, popolato da contadini, mondine e sognatori, bagnato dalle paludi e dal lambrusco, famoso per l'arte della sua cucina e per la bellezza generosa delle donne. Di questo mondo così concreto e terragno e, nello stesso tempo e senza alcuna contraddizione, così pieno di favole, di sogni e di fantasia, Pederiali è cantore. «Per conoscere l'Emilia, ci devi sprofondare dentro», dice e, con naturalezza, questo autore profondamente partecipe di una cultura e di una mentalità, ce la sa raccontare. Racconta un'Emilia di campagna, che è la quintessenza di quella urbana, che cioè presenta in modo più ingenuo e immediato le stesse caratteristiche di materialità e fantasia, di amore per i piaceri del corpo e di gusto del gioco fantastico. Era tipico un tempo, prima dell'ossessione televisiva, in queste campagne (come probabilmente in tutte) rimanere la sera a "veglia" a parlare, a raccontare storie e pettegolezzi, a rievocare persone scomparse o emigrate, tramandando leggende che circolavano tra gli abitanti del luogo come assolute verità. E ancora oggi, soprattutto d'estate e soprattutto gli anziani, hanno l'abitudine di ritrovarsi nella piazza del paese al bar, nei cortili o con le sedie appoggiate al muro delle case, indifferenti al tormento delle zanzare e all'umidità che opprime, per raccontare nel bel dialetto pieno e colorito storie e storie di un passato lontano o del vicino di casa, di animali fantastici che molti avevano visto o dell'esuberanza amorosa della moglie di qualcuno...
Questo libro di Pederiali insomma rappresenta l'elaborazione artistica di una tradizione popolare e la fotografia di un'umanità fortemente caratterizzata dai luoghi e dal rapporto con la natura. Racconti che possono narrare ad esempio la storia della bella per eccellenza, la figlia dei ricchi, irraggiungibile sogno di tutti gli uomini del paese, che provoca una gita collettiva al mare perché è giunta la voce che là si mostra in bikini: siamo negli anni Cinquanta quando ancora le ragazze che partecipavano ai concorsi di bellezza venivano allontanate dall'altare. Oppure la vicenda tragicomica del giovane naturalista giunto da Bologna per catturare draghi o animali fantastici (della cui esistenza non aveva dubbi), attività che gli aveva provocato la derisione del corpo accademico della "Dotta" e che, raggiunto lo scopo, aveva perso la preda (cucinatagli in modo esemplare) per una notte d'amore con la bella ostessa.
Oppure il momento d'abbandono di Matilde di Canossa, attratta dalla felicità della povertà, ma consapevole di non essere in grado di goderne a lungo (tutti i poveri sperano di essere più felici dei ricchi). O ancora la bellissima favola della statua dell'angelo trasformato per magia in essere vivente (questo è uno dei racconti più struggenti della raccolta)...
Fiabe e descrizioni divertite della realtà: non c'è netta separazione tra verità e fantasia, e neppure ci può essere se si parla di chi sa «tenere i piedi bene dentro la propria terra e la testa tra le nuvole, magari fino a sfiorare la luna».
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