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Anno edizione: 2018
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Il libro di Ferlini è un tuffo nel passato che non risveglia solo una certa nostalgia, ma che ci dà la possibilità di venire a contatto con un pezzo di Italia che non esiste più. Nel caso specifico, lo scrittore bolognese ci parla proprio della sua città e di quelle osterie che rendevano caratteristici i quartieri.
L’idea sviluppata all’interno del libro sa essere, nello stesso momento, semplice e accattivante. Un giovane meridionale, recatosi a Bologna per studiare, è in cerca di un alloggio; nella sua affannosa ricerca si imbatte in un affittante molto particolare, che gli mostra un appartamento che un tempo ospitava i locali de L’Osteria dal Romagnolo. Il racconto dell’uomo affascina lo studente, iscrittosi al primo anno della facoltà di Antropologia.
Insomma, man mano che i ricordi e gli aneddoti verranno snocciolati, davanti agli occhi della matricola si comporrà un microcosmo, ossia, quello dell’osteria. Queste stanze, ora ammobiliate ad hoc per rendere confortevole la vita degli studenti, non erano solo luoghi di incontro, ma anche posti dove le differenze sociali scomparivano per lasciar spazio allo svago, al confronto e alla trasmissione delle idee e dei ricordi.
Attraverso una scrittura scorrevole e un linguaggio godereccio, che non calca mai troppo la mano su note nostalgiche, questo romanzo è un resoconto antropologico della Bologna post-bellica, con tutti i suoi pro e contro. Aspetti che non devono assolutamente passare in secondo piano, visto e considerato, che siamo davanti a un libro che recupera un pezzo di storia importante.
Sebbene l’ambientazione sia la cittadina bolognese, non bisogna pensare che l’opera sia indirizzata al solo pubblico del capoluogo romagnolo. Il fatto che il protagonista di questa storia sia proprio uno studente meridionale, che in alcuni momenti, anche se con modalità diverse, coglierà delle somiglianze con il suo luogo natio, non solo dimostra che tutto il mondo è paese, ma che i cambiamenti epocali hanno toccato in maniera omogenea l’Italia.
Infatti, il boom economico, che ha spazzato via L’Osteria dal Romagnolo, ha cancellato con ferocia, in ogni regione d’Italia, quei luoghi d’incontro che favorivano sia la conservazione della società, sia una certa emancipazione entro i limiti della sua struttura sociale.
Un bel romanzo da leggere, insomma, che lascia al lettore anche un sacco di spunti sui quali riflettere.
Recensione di Martino Ciano
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