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Come descritto dal risvolto di copertina Baldo Licata è un gentiluomo nato a Castelvetrano nel 1949 di professione medico anestesista presso l’ospedale sant’Antonio di Padova, “curiose delle donne” da sempre. L’oscura meraviglia. Dialoghi con un libertino è una conversazione sui temi dell’erotismo che Licata ha intrattenuto con Anna K. Valerio, curatrice della collana di calligrafia erotica Le librette di controra sul tema del libertinaggio, del corteggiamento e della seduzione. Questo colloquio può essere considerato come un viaggio intorno all’originale centro del mondo, un pellegrinaggio impuro e rischioso attorno alle forme, ai sapori e ai gusti del libertino. Il libro costituisce le confessioni di un uomo il cui tempo è dedicato al piacere, la cui ebbrezza scaltra è anche adorazione, ma anche leggerezza e profonda comprensione. Lo scambio di idee tra i due, uniti anche da un vincolo politico, è un divertissement dove essi si sono divertiti a provocarsi e misurarsi in una sorte di inquisizione, dove la figura del libertino trionfa, contornata da tutti i suoi albi accattivanti. Nell’ouverture di Valerio si viene a sapere che Licata, dopo le necessarie esperienze adolescenziali, è marito, padre e amico e la sua passione per le femmine è dovuta anche a un gusto erotico-estetico alimentato dalla lettura delle opere di Baudelaire, Stecchetti (un audace scapigliato di Bologna), ma anche di Pablo Neruda, Garcia Lorca e Jacques Prèvert. Licata ama declamare anche il libertino per antonomasia Gabriele D’Annunzio. Preferisce tra i seduttori che la letteratura ci ha donato Don Giovanni piuttosto che Casanova perché: «Casanova era un ex prete, un politico, asserviva le sue conquiste a uno scopo. Ma se l’erotismo ha un senso è di essere fine a sé stesso». Don Giovanni invece amava tutte le donne, perché cercava, attraverso ciascuna femmina, l’idea stessa di femmina. Il libro risulta di godibile e maliziosa lettura, visto l’argomento, ma senza scadere nell’ovvia scurrilità.
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