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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2015
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Questa raccolta di lettere ripercorre l'evoluzione del pensiero di Lovecraft concentrandosi sull'ambito politico e sociale. Il Solitario di Providence si dimostra ancora una volta meno solitario che mai, attraverso la sua fitta rete di corrispondenti con cui disquisisce di religione (l'oppio dei popoli), di nobiltà di intelletto contrapposta alla volgarità della massa, di democrazia come minaccia alla razza ariana. Lovecraft non si separò mai del tutto dalle sue idee razziste, nonostante i timidi progressi degli ultimi anni, in cui riconobbe che a tutti dovrebbero essere date le stesse possibilità di eccellere intellettualmente. Questa raccolta comunque non vuole criticare né tantomeno lodare. Le parole sono quelle di Lovecraft e il giudizio spetta al lettore. La consiglio di cuore a tutti gli appassionati che desiderano conoscere meglio il Lovecraft "uomo", senza limitarsi al solo "autore".
Ottima selezione dell'epistolario lovecraftiano, con una preminenza per le lettere lunghe e maggiormente pregne del modo di pensare dello scrittore. Ho trovato - a differenza di altri - l'introduzione molto equilibrata... de Turris e Fusco conoscono bene la fortuna editoriale di Lovecraft, specie in Italia, scrittore molto denigrato negli anni '70, specie da una certa "intellighenzia", e di cui erano disponibili pessime traduzioni alle quali gli autori della presente raccolta tentarono di dare una correzione con saggi e pubblicazioni. Ora la situazione è cambiata, quindi penso sia giusto rilevare le differenze della critica su Lovecraft a distanza di 30 anni, laddove in passato de Turris e Fusco erano voci nel deserto. Quindi li ringrazio anche per la coraggiosa introduzione assolutamente non fuori tempo massimo ma.... in tempo per navigare con Lovecraft in questo nuovo millennio.
Un buon voto per essere l'unico tentativo di proporre ai lettori italiani un assaggio dello sconfinato epistolario di Lovecraft, prezioso per comprendere meglio lo scrittore e la sua opera; in sé vale assolutamente l'acquisto e la lettura, in attesa di prossime e più complete pubblicazioni. Come ogni epistolario che si rispetti, è un complemento fondamentale alla biografia dello scrittore di Providence, a maggior ragione per la penuria di approfondimenti biografici sull'autore. Purtroppo l'Introduzione è la nota stonata di questa edizione: è un rigurgito della politicizzazione degli anni Settanta, con cui i curatori tentano di applicare un'etichetta allo scrittore enfatizzando certe sue idee tutt'altro che gloriose; lo mettono su un piedistallo e lo trasformano in un idolo reazionario nel momento stesso in cui rivendicano di mostrarne l'umanità. Accusano la cultura egemone, un imprecisato miscuglio di marxismo e capitalismo fondato sul "politicamente corretto", di aver prima disprezzato Lovecraft, poi di averlo dovuto ingoiare a causa del successo e averlo perciò rivalutato in chiave ideologica, tentando di reprimerne la carica reazionaria e filofascista. Questo patetico tentativo, ridicolo non solo per le premesse, ma anche per le sue incongruenze e il suo spirito infantilmente fanatico, finisce per compiere lo stesso peccato di cui accusa gli altri: ideologizzare Lovecraft, in un senso piuttosto che in un altro. Si può concordare con l'idea che l'opera lovecraftiana vada contestualizzata in una "visione del mondo" che va oltre la composizione dei racconti dell'orrore, ma possiamo ben dire che non c'è bisogno di aderire al partito nazista per apprezzare Cthulhu; forse i curatori hanno voluto levarsi qualche sassolino dalla scarpa, ma fuori tempo massimo e nel modo meno appropriato.
Recensioni
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