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Ormoni! di Eugenio Maria Falcone è un libro da leggere tutto d’un fiato, un fiato d’ormoni. Filo conduttore della storia (ma non è proprio una storia quanto un armonioso intreccio di frammenti di realtà) è il bizzarro amico del protagonista-narratore, mancato marito, mancato architetto, titolare di una lavanderia il cui laboratorio di lavaggio si trasforma, in virtù delle sue meta-scientifiche e bio-filosofiche teorie, in un vero e proprio osservatorio sull’umanità: vesti intrise di odori, ormoni dappertutto, tracce di un’umanità ormai allo sbando. Ogni comportamento umano è un succedersi di ormoni, tutto è dettato da quelle invisibili particelle biochimiche, perfino il genio leonardesco è puro sconvolgimento ormonale... È un Jean-Babtiste Grenouille dei giorni nostri, ma, a differenza del personaggio vissuto nella Francia del XVI siecle e nel bellissimo Il Profumo di Suskind, lui, l’amico “lavandaio”, non conosce i profumi (ormoni!) e domina il mondo, semmai lo subisce. L’amico lavandaio, difensore degli oppressi, dicevamo. È l’alter ego del narratore-autore-protagonista, con cui condivide un’oculata e spaventosa, quanto autentica, visione della realtà. Ormoni! perché sono l’ineluttabile prova del nostro essere animali; ormoni! perché è l’ultimo spiraglio di un’umanità assopita dalle regole di un mondo che ha ormai ben poco di umano; ormoni! perché siamo bestie e da bestie ci comportiamo. Ormoni! Attraverso una forte ed efficace capacità narrativa, l’Autore sembra volere accennare velatamente all’ingegneria genetica e ai futuribili pezzi di ricambio per la “macchina umana”, al decadimento in corso del centralismo che era dell’uomo sin dall’Umanesimo e alla sua sostituzione con i computer, con conseguente avanzata di orde di mediocri che scalano la vetta di una società in piena involuzione. Il libro è penetrante, narra di fatti semplici e intensi, ricchi di umanità-bestialità, è intriso di profumi, di umori umani e animali, talvolta si ha la sensazione di vederne macchiate le pagine. Straordinaria è la cap
E' un libro che ti fa riflettere, si legge di getto e almeno due generazionbi possono dire di esserci dentro, con le loro pochezze, le castrazioni e le battaglie perse. Non mi pare che si "scarno", è ricco di vicende personali, e un libro così, per leggerlo basta poco ma per criticarlo non basta un viaggio in aereo Torino-Palermo... o no?
Scarno, privo di ogni struttura narrativa scontato, che l'autore continuii a fare l'architetto. E se vuole provi a fare l'editore pubblicando libri scritti da autori diversi da suo fratrello e da se stesso.
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