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Origini è un libro sulla prima casualità che segna la nostra biografia: nascere da qualche parte. E su quel che accade dopo.
«Saša Stanišić è un poeta e un rivoluzionario che ha trovato la sua vera casa nella lingua» - Rolling Stone
«Saša Stanišić, scrittore di famiglia bosniaca profugo in Germania dall'età di 14 anni, mescola ricordi e fantasia per riflettere sulle trappole della ricerca delle radici» - Melania Mazzucco, Robinson
Origini è un libro sui luoghi che sono la mia patria, quelli della mia memoria e quelli che ho inventato. È un libro sulla lingua, sul lavoro nero, sulla staffetta della gioventù e su molte estati. L'estate in cui mio nonno ha pestato il piede di mia nonna mentre ballavano, e io ho rischiato di non nascere. L'estate in cui per poco non sono annegato. L'estate in cui il governo federale ha deciso di non chiudere le frontiere, simile all'estate in cui sono fuggito, attraverso molti confini, in Germania. Origini è un addio a mia nonna affetta da demenza senile. Mentre io colleziono ricordi, lei li smarrisce. Origini è triste, perché per me le origini hanno a che fare con ciò che non possiamo più avere. In Origini ci sono morti e serpenti che parlano, e la mia prozia Zagorka che parte alla volta dell'Unione Sovietica per diventare cosmonauta. Origini è anche questo: uno zatteriere, un frenatore, una professoressa di marxismo che ha dimenticato Marx. Un poliziotto bosniaco che vuole farsi corrompere. Una scuola elementare per tre alunni...
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“ Origini “ è un gioiello, un’ indagine sull’ identità, una raccolta di aneddoti conclusi sempre con un sapiente impasto di verità mista a poesia. Sasa Stanisic chiarisce presto il senso della scrittura e credo di questo romanzo, in particolare: “La finzione, come la intendo io, dissi, è un sistema aperto fatto di invenzione, percezione e ricordo, che scalfisce gli eventi realmente accaduti.” In quest’ ottica “colleziona ricordi” di famiglia. La nonna Kristina, invece, li smarrisce e si smarrisce un po’ ogni giorno. Le parole riannodano i fili delle loro esistenze in fuga dalla Bosnia devastata dalla guerra, alla ricerca di nuovi spazi, di nuovi modi di vivere. La memoria ha un ruolo centrale, perché offre un’ ancora, una possibilità di riconoscersi come parte di un tutto, come parte di una storia condivisa, per quanto frammentaria. Dalle mie parti, a chi arriva, a chi ritorna, a chi si fa fatica a riconoscere si chiede “A chi sei figlio? A chi appartieni?” L’ appartenenza ci definisce, ci determina, delinea dove, con chi e perché ci sentiamo a casa. Le origini possono essere un fardello, un orizzonte, una possibilità o un confine. Il cordone ombelicale che lega tra loro le generazioni prescinde dai luoghi che gli danno sostanza. La lingua è sempre quella dell’ amore. Non importa che si manifesti lungo la Drina, tra le pagine della lingua seconda o in un letto di ospedale. L’ importante è non dimenticare di dirsi “Buonanotte”, per tornare da dove si viene e per andare dove portano i passi. I miei si sono fermati a pagina 372 della meravigliosa edizione curata da Keller. Grazie per aver portato in Italia tanta bellezza. Lasciatevene affascinare in tanti.
L'infanzia, i giacchini caldi lavorati a mano, i fagioli rossi che predicono il futuro, i libri d'avventura, la passione per la Stella Rossa di Belgrado; tutto spazzato via dal soffio di un vento maligno, che agita bandiere multicolore, tante bandiere, troppe, a ciascuno la propria. Le parole di una lingua vecchia, dure come solo le desinenze slave sanno essere, pregne di un significato nascosto, pronto a svelare i ricordi dell'infanzia di prima. Prima. Prima della guerra, delle morti, della fuga, della paura, delle mine, prima che il buio iniziasse ad inghiottire persone, prima che il muschio rendesse illeggibile un nome su una lapide di legno. Prima. Quando c'erano ancora le pareti e non le pietre a segnalarne l'assenza. "I mondi svaniscono se non si sbarra la strada per tempo e con decisione a chi vuole lasciarli svanire." SEGUIMI SU INSTAGRAM: SUSSURRI_TRA_LE_PAGINE
Un romanzo di autofiction in cui il protagonista, Saša Stanišić, ripercorre la storia della sua famiglia: dai nonni che vivono nella zona orientale della Bosnia ed Eregovina, ai genitori costretti ad emigrare per tutta la loro vita, prima per scappare dalla guerra in Jugolavia, poi dalla Germania, dagli Stati Uniti fino in Croazia; tutto mentre la nonna Katerina perde la sua memoria. Usando le parole dello stesso Stanišić ''È un libro sulla lingua, sul lavoro nero, sulla staffetta della gioventù e su molte estati''. Questo romanzo riesce ad emozionare toccando diverse corde: la vita precaria degli emigrati che si trovano in una realtà completamente etranea e ostile, il senso di colpa di essere sopravvissuti ad una guerra, la malattia che colpisce le persone a noi care. Stanišić riece a decrivere tutto questo non senza ironia, rendendo la storia ancora più emozionante.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
C’era anche il piccolo Saša Stanišic tra i bosniaci scampati al massacro serbo di Višegrad, anno 1992. Appena quattordicenne, Stanišic è tra la moltitudine di cittadini dell’Europa orientale che corrono sul piano inclinato della storia verso la Germania di Kohl. La cifra autobiografica di questo straordinario romanzo è spalancata su quei tragici anni di fuga, certo, ma testimonia anche una vicenda di accoglienza esemplare, potremmo dire di buone pratiche europee. Un'autobiografia che non è solo autobiografia: ritratto collettivo di un'epoca, documento prezioso della brutalità di una guerra e racconto universale delle difficoltà dei processi d'integrazione per chi arriva in un paese nuovo. Attraverso la riflessione sulla doppia appartenenza della voce narrante, sul senso delle radici e sull'importanza della memoria, Anna Chiarloni ci racconta il romanzo di Saša Stanišic uscito per Keller, libro del mese dell'Indice di ottobre.
Recensione di Anna Chiarloni
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