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Si puo’ convivere con gli altri uomini in pace, costruire una societa’ umana conservando la liberta’ di essere se stessi, senza conformismi, ipocrisie e soprattutto diseguaglianze? In questo libro Rousseau sostiene che gli uomini, costretti a vivere in comunita’, perdono a poco a poco lo sguardo disinteressato, incosciente e compassionevole verso il prossimo che invece conservavano al tempo di un ipotetico stato di natura in cui non si davano obblighi sociali, ma soltanto una vita libera, autentica, in armonia con la natura. In seguito al processo di aggregazione, gli uomini cominiciano a rispecchiarsi l’un l’altro mettendo in atto confronti tra chi che e’ piu’ intelligente, piu’ forte, piu’ bello, meno ricco, meno potente, e cosi’ via. Sul banco degli imputati Rousseau mette principalmente la proprieta’ privata, fondamento della diseguaglianza, impietoso mezzo di confronto tra coloro che posseggono di piu’ e quelli che, invece, hanno pochi o addirittura nessun mezzo di sostentamento.
Come si può conoscere l'origine della disuguaglianza fra gli umini se non si comincia col conoscere gli uomini stessi? Ecco l'epigrafe del Tempio di Apollo che svela un importante e difficile precetto che va al di là delle affannose ricerche dei più grandi moralisti. Un classico attuale e promonitore perchè la Storia si ripete. Un richiamo alla Libertà che non deve essere ceduta per assecondare un potere arbitrario e diventare lo strumento del delitto.
Ontologia delle discrepanze socio-economiche a cura del ginevrino ortodosso - per il suo tempo, s'intende, - come può esserlo un calvinista in un conclave. Rousseau pone al vaglio l'ascesa del capitalismo, della proprietà privata, dunque dell'odierno apparato burocratico-amministrativo sorretto da norme positive e non, difeso da milizie nel pieno esercizio delle proprie funzioni così come da un esercito di comuni benpensanti. Razionale, idealista " lo Stato di Natura è quello Stato che non esiste più, che forse non è mai esistito e che probabilmente non esisterà mai", Rousseau auspica l'avvento della bontà originaria, primitiva a scapito della socialità, e della morale condivisa. Ciononostante è lodevole il suo richiamo a una palingenesi dell'umanità tutta.
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