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Oreficerie e potere a Bologna nei secoli XIV e XV - Raffaella Pini - copertina
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Oreficerie e potere a Bologna nei secoli XIV e XV
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Oreficerie e potere a Bologna nei secoli XIV e XV - Raffaella Pini - copertina

Descrizione


Il libro ripercorre la storia dell'oreficeria a Bologna nei secoli XIV e XV: dalla nascita ed evoluzione della corporazione degli Orefici fino alle vicende dei protagonisti che l'animarono. Ma al centro del lavoro ci sono le opere, mirabili capolavori di perizia conservati fino ad oggi, emblemi sublimi di messaggi religiosi e politici. L'oreficeria a Bologna si intrecciò infatti, spesso, con il potere politico e i reliquiari divennero media per promuovere il culto di un santo, decretarne l'iconografia e riaffermare l'importanza della chiesa che custodiva gelosamente i "vasa sacra".
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Dettagli

2007
1 gennaio 2007
175 p., Brossura
9788849129229

Voce della critica

Avignone, XIV secolo. I papi stabiliscono nella città provenzale la propria residenza. Tali colti e potenti committenti richiamano qui da tutta Europa, e in particolare da Siena, molti tra i più significativi esponenti delle arti e delle lettere, da Simone Martini a Matteo Giovannetti, da Francesco Petrarca a Giovanni d'Andrea, per costruire il proprio palazzo, arredarlo, decorarlo e per circondarsi dei migliori ingegni, producendo così un clima di straordinaria vivacità culturale. Similmente, in una città come Bologna, per secoli legata alle terre del pontefice e sede della più celebre università europea, fra Tre e Quattrocento la presenza di committenti ecclesiastici e civili di spicco comportò continui e numerosi incarichi per orefici e miniatori locali e richiamò artisti celebri dall'egemone milieu culturale toscano, in grado di tradurre nell'oreficeria messaggi devozionali e politici forti. L'esempio più clamoroso in questo senso è costituito dall'eccezionale statua in rame dorato di Bonifacio VIII, realizzata dall'orafo senese Manno di Bandino, oggi conservata al Museo civico medievale di Bologna. Altre opere vengono qui riconsiderate alla luce di nuovi documenti mettendone in risalto le qualità formali, ma soprattutto portando l'attenzione sulle ragioni di autopromozione e di comunicazione di fasto e autorità dei committenti; tra i manufatti più notevoli sono esaminati i reliquiari di San Petronio e di San Domenico di Iacopo Roseto, ora identificabile con Iacopo Azzi, fratello del noto miniatore Stefano Azzi. Un capitolo significativo è dedicato all'analisi degli statuti della Società degli orefici, fonti ricche di dati sulla vita politica e sociale della città alla fine del medioevo. In appendice sono pubblicate le matricole, cioè gli elenchi degli aderenti all'arte tra il 1267 e il XVII secolo.
Paola Elena Boccalatte

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