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La malerba non muore mai. E a volte uccide...
«Linda Tugnoli maneggia bene suspense e atmosfera» – il Venerdì di Repubblica
Con le mani, Guido ripulì la lapide dalla neve. Cos'era venuto a fare in quel cimitero, di notte, dove la brezza ghiacciata faceva svolazzare le anime insonni di qua e di là? Meglio andare, adesso. Ma un attimo prima di girarsi, si accorse di qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Quella rosa rossa non aveva sopra neanche un fiocco di neve. Chi l'aveva posata doveva essere ancora lì.
Le battaglie contro pervicaci rose rampicanti e i progetti per eleganti bordure all'inglese; i bicchieri di barbera goduti in religioso silenzio con l'amico Osvaldo e le mai più di tre parole scambiate con gli altri valìt. È questa la sua vita da giardiniere, e a Guido sta bene così. Meglio che il passato – l'appartamento a Parigi e il lavoro di «naso» per una prestigiosa casa profumiera – rimanga dov'è e non superi le montagne della Valle Cervo, il luogo che l'ha visto nascere e che, dopo vent'anni, lo ha riaccolto alla sua maniera, senza cerimonie. Una valle che, come lui, custodisce molti ricordi e molti segreti, e che adesso sembra sia stata dimenticata da Dio e dagli uomini. A rompere l'equilibrio ci pensa una visita del commissario per una sorta di consulenza botanica. In città è stata uccisa una donna, gli indizi scarseggiano e allora tutto potrebbe essere utile all'indagine, come la busta piena di semi trovata in una tasca del suo vestito. Ma che tipo di semi sono? Per Guido alcuni sono semplici da riconoscere, mentre altri sono un vero e proprio mistero. E la cosa più strana è che sembrano tutti di piante infestanti. Di malerbe. Sebbene Guido non conosca la vittima e sappia che col commissario è meglio non scherzare troppo, subito scatta in lui la curiosità di saperne di più, di entrare nella vita ordinata e prevedibile di una donna che, forse, dell'ordine e della prevedibilità era diventata prigioniera. Ma quando scopre che la povera vittima, in realtà, per lui non è poi una sconosciuta, ecco che la curiosità diventa ossessione...
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
come il precedente si fa leggere perche' rispecchia fedelmente l'indole dei "Valit", Capisco pero' che possa non essere piaciuto a coloro cche non hanno mai vissuto o semplicemente soggiornato nei luoghi in cui sono ambientati i romanzi. Le storie mi hanno ricordato un personaggio chiuso, solitario e un po' misogino di Maurizio de Giovanni; il commissarrio Ricciardi e che, come lui, voglia rifuggire dalla felicita'. Trovo che questa componente narrativa permei di tristezza il romanzo e, a mio parere, lo penalizzi al pari della assoluta mancanza di suspence. peccato
Come il precedente davvero un bel personaggio il nostro Guido,storia piacevole e ambientazione particolare, complimenti 😊
Avevo letto il primo libro di questa autrice “Le colpe degli altri” e mi era piaciuto molto. In questo trovo che, ancora più che nell’altro, la componente “giallo” sia secondaria rispetto al disegno dei luoghi, dei personaggi, dei sentimenti, delle atmosfere. Mi piace la scrittura pacata, anche se ho trovato un po’ lento tutto il racconto.
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