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2001
18 giugno 2002
150 p.
9788883060649

Voce della critica

E finalmente è giunta anche in Italia la voce poetica – ormai provocatoriamente "inattuale" – del bernese Kurt Marti classe 1921. Lo si deve ad Annarosa Zweifel Azzone che presenta una traduzione bella e fedele delle sue Leichenreden una delle opere più rappresentative e di maggior successo di questo pastore protestante che è spinto alla scrittura letteraria dall'insofferenza per i rituali discorsivi del linguaggio teologico. Marti è da decenni un personaggio di punta della scena letteraria svizzero-tedesca nella quale con i suoi Republikanische Gedichte (1959) fa irrompere una poesia in cui il campo politico contamina ogni enunciato. Un'altra sua raccolta Rosa Loui (1969) dà inizio a una nuova lirica dialettale svizzera che salda un giocoso impeto sperimentale con un accorato impegno critico-sociale. L'engangement del poeta Marti trae la sua linfa da una lettura in chiave "rivoluzionaria" dei testi evangelici e trova la sua realizzazione più precipua in una prassi di riscrittura straniante e sovversiva volta a trasformare le forme della tradizione in forme del dissenso. Sono questi due momenti distintivi della grafia letteraria di Marti che connotano anche la dizione scarnificata e perplessa delle sue Leichenreden tutte basate su una distorsione ri-creativa della retorica della tradizionale orazione funebre. L'autore – come fa notare Azzone Zweifel nella sua densa e articolata introduzione – ne riprende la caratteristica struttura binaria: il testo poetico si configura come applicatio di un applicandum che tradizionalmente è un'immagine o un passo della Bibbia mentre in questo caso le fonti sono quasi sempre decisamente profane (si va dagli scritti di Ernst Bloch e Erich Fromm ai murales del Sessanotto parigino da articoli di giornale a statements di artisti d'avanguardia). Tutto il fascino di queste orazioni funebri tutt'altro che funeree deriva proprio dal sottile e capzioso montaggio di citazioni e testo nel cui scarto si apre un'area di linguaggio indefinita polifonica: piccole isole di libertà in cui più chiaramente si percepisce il messaggio liberatorio di questo pastore protestante il suo sogno di una comunicazione liberata il suo appello a dis-sentire per poter ascoltare ciò a cui altrimenti non si dà ascolto. A dispetto di chi proclama il consumarsi di ogni residua illusione sulla partecipazione della parola poetica al movimento della storia la scrittura del parroco Marti tiene fede in modo sommesso ma deciso alla vocazione rivoluzionaria della letteratura moderna continuando a ravvisare nell'esperienza estetica lo strumento per creare una solidarietà attiva una sensibilità più generosa. E ricavando dalla commossa partecipazione con la "vita oppressa" momenti di laconica intensità in cui la poesia fa intravedere la possibilità di una condizione umana totalmente condivisa.
Francesco Fiorentino

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