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Siena, anni 1588 e 1589: l'ateneo senese, riformato per volere del granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici, inserisce nei nuovi programmi un insegnamento di "tosca favella".
E' la prima cattedra universitaria, in Italia e in Europa, dedicata allo studio di una lingua volgare moderna. Istituita su richiesta degli studenti tedeschi, viene affidata a un ex-fuoruscito senese, Diomede Borghesi (1539-1598), già amico del Tasso e gentiluomo di camera del granduca. Per volere di Ferdinando l'insegnamento sarà di lingua toscana: dunque né fiorentina né senese. Il granduca mira così a consolidare, anche sotto il profilo linguistico, il potere mediceo nel granducato. Dal canto suo Borghesi, autorevole grammatico, promuove dalla cattedra una lingua fondata sull'uso scritto di autori "approvati", riprendendo e radicalizzando posizioni e censure di illustri suoi predecessori, dal Bembo al Castelvetro al Salviati.
I testi delle quattro orazioni accademiche che qui si pubblicano vennero redatti e fatti stampare da Borghesi per circostanze speciali: la prolusione al primo corso tenuto alla Sapienza di Siena (1589); le due prolusioni, lette in San Domenico, per l'avvio degli anni accademici 1590-91 e 1592-93; l'orazione in lode "della poesia e dell'eloquenza", tenuta in occasione della visita senese del duca di Bracciano Virginio Orsini (1596). Lo stile, solenne ed elaboratissimo, illustra assai bene il gusto arcaizzante dell'autore, nonché l'ambizione sua di trasferire in ambito volgare i modi e i toni dell'oratoria latina tardocinquecentesca.
I testi sono accompagnati da un'introduzione, dalle note di commento e da una breve appendice sui postillati borghesiani.
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