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Nonostante gli 82 anni, Goffredo Fofi (1937) continua nella sua attività di coscienza critica della società attuale pubblicando riviste e libri e girando in lungo e in largo l’Italia, partecipando a convegni, festival, incontri, rassegne cinematografiche etc. Questo “L’oppio del popolo” contiene otto saggi dedicati a vari argomenti. “Non sono mai stato così pessimista come oggi sulla sorte del mondo e, in particolare, del mio paese”. Al centro di questo saggio ci sono la cultura e gli intellettuali. “Nel mondo occidentale, bisogna pur constatarlo, “l’oppio del popolo” è oggi la cultura, non più la religione”. “La cultura, come oggi il potere la intende, non è più conoscenza, ma - più di quanto lo sia mai stata – uno strumento di ottundimento delle coscienze tramite il divertimento, il consumo, l’illusione narcisistica della straparola sul web.” Dell’Italia di oggi non salva nulla, forse soltanto papa Francesco. Salva, invece, del passato l’Italia dei costituenti, gli intellettuali (quelli veri) del dopoguerra (Danilo Dolci, Aldo Capitini, Ernesto De Martino, Cesare Cases). Cita diverse volte il sociologo Christopher Lasch, che per primo ha individuato “nuove illusioni e anche nuove manipolazioni: con il “narcisismo di massa”, etc.” La scomparsa della sinistra è dovuta a: “Lo sviluppo, lo sviluppo, lo sviluppo… una cantilena ossessiva, che ha portato i comunisti e ha portato noi elettori ricattati dalla logica del meno peggio e da una finta democrazia a constatare infine la morte della sinistra.” Torna su uno degli argomenti preferiti, quello della stupidità, con Bonhoffer (Ma contro la stupidità non abbiamo difese), Brancati e Sciascia (I cretini intelligenti). Attacca l’università (… è una sorta di complicata istituzione a carattere, diciamo più o meno “mafioso”) e la pedagogia di oggi (da una pedagogia “calda” a una pedagogia “fredda” ). I guru della modernità (Sì, Jobs è un’altra incarnazione del Grande Fratello immaginato da Orwell). “Che fare?” è l’ultimo capi
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