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Anno edizione: 2022
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John Barth è proprio un autore americano da recuperare. Questo è un romanzo bellissimo, dal titolo, per le prime pagine, fino al finale sorprendente: tiene incollato il lettore e fa riflettere parecchio sul senso dell'esistenza. Bellissimo.
Bellissimo titolo della letteratura americana, che è sicuramente tra i miei preferiti in assoluto. Il protagonista è un uomo che al mattino decide di morire, e cambia idea nel corso della giornata. Noi assistiamo a tutte le sue riflessioni, scoprendo così gran parte della sua vita. Le premesse sono invitanti, e garantisco che non delude fino all'ultima pagina, riga e parola. Splendido.
Risalendo la corrente del postmodernismo americano, prima o poi si finisce per incrociare la figura di un autore leggendario, capace come pochi altri di destrutturare e di ricomporre la letteratura del suo tempo secondo schemi inediti. Le sperimentazioni linguistiche di John Barth sono, negli anni cinquanta del secolo scorso, tra i migliori esempi di avanguardismo narrativo. La sua scrittura è consapevolmente intellettualistica e complessa, piena di giochi di parole e di peripezie lessicali che ci riportano al massimalismo isterico di scrittori contemporanei come Dave Eggers e David Foster Wallace: " Mi trovavo agli inizi di un periodo di eremitaggio misantropico........Nel croccante prato marzolino.....assapora una breve epistassi". L'Opera Galleggiante è il romanzo più popolare di Barth; uscito per la prima volta nel 1956, viene ripubblicato undici anni dopo in una versione riveduta e corretta, meno indigesta per il grande pubblico. Ciononostante, il libro segna l'inizio di di una nuova stagione letteraria, proprio per lo stile bislacco, pirotecnico del suo giovane autore. Come buona parte del postmodernismo, la letteratura di Barth è autoreferenziale, parla di se stessa, ed è metanarrativa: il narratore cioè entra nel racconto e interloquisce con il lettore. Qui i romanzi sono due, concentrici: da un lato la storia di uno stravagante triangolo amoroso nel quale viene accidentalmente coinvolto il protagonista ( l'avvocato Todd Andrews); dall'altro il racconto di una vicenda intima, carico di introspezione e di spunti filosofici, che vede l'io narrante alle prese con una misteriosa indagine legata al suicidio del padre. Un tragico destino verso il quale sembra indirizzarsi anche lo stesso Todd il 21 giugno del 1937. Un'indagine che si rivelerà più complicata del previsto
Recensioni
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“Barth è un genio comico del più alto ordine.” – The New York Times Book Review
Il cinquantenne Todd Andrews ci racconta di quel giorno di gioventù in cui, alzatosi dal letto una mattina come tante, capì che l’unica soluzione ai suoi problemi era il suicidio – e di come cambiò idea.
Il debutto del 1956 di un John Barth appena ventiquattrenne – una “commedia nichilista” dallo humour nero e caustico, una delle basi della letteratura postmoderna che ha influenzato generazioni di scrittori da Philip Roth a David Foster Wallace – è oggi finalmente ristampato.
Todd Andrews è un avvocato in carriera che si gode gli ultimi sprazzi dell’American Way of Life prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. La storia si svolge il 21 giugno 1937: Andrews, da quando è morto il padre, vive in un hotel di un paesino sulla costa dell’Oceano Atlantico. I suoi vicini di stanza sono tre arzilli vecchietti e il suo contatto umano più ravvicinato consiste in un improbabile ménage à trois con il suo migliore amico, ricco erede di un impero di sottaceti, e relativa moglie. Un giorno Andrews si sveglia e decide di farla finita: in un mondo in cui l’assenza di valori rende impossibile orientare le proprie scelte, il suicidio si presenta come l’opzione più logica. L’Opera Galleggiante è la storia di quest’epifania, e di quella che gli farà cambiare idea. Più che una trama convenzionale, il cuore del romanzo sono le esilaranti divagazioni dell’autore e gli artifici narrativi che il suo estro ci mette davanti agli occhi, rendendo difficile mettere giù il libro anche solo per lavarsi i denti.
Recensione di Matteo Bagnato
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